Cerca

Storia del Banco di Sicilia

Pier Francesco Asso (a cura di)
Roma, Donzelli, 600 pp., € 38,00

Anno di pubblicazione: 2017

Le ragioni di interesse per la storia di «una grande banca in un contesto periferico, piuttosto anomala nel panorama del sistema creditizio italiano», che ha esercitato funzioni talvolta diverse (emissione di moneta, intermediazione nel credito ordinario e a lungo termine, ricerca economica e «financo legislativa»), sono indicate e argomentate dal curatore del volume (pp. 4-5). Tra queste ragioni Asso inserisce il rapporto difficoltoso tra dirigenza del Banco e consiglio di amministrazione, tra classe politica locale e nazionale, tra autorità di governo e Banca d’Italia.
Il Banco – al di là dei lavori di Romualdo Giuffrida sui suoi primi decenni e delle note di Renato De Mattia, Massimiliano Caron e Luciano Di Cosmo sui tentativi di unificazione e sui bilanci degli istituti di emissione – non era stato oggetto di ricostruzione storiografica. Rispetto alle molte, troppe storie bancarie non sempre di adeguato respiro, il volume è frutto di un ampio lavoro di ricerca, con un’analisi statistica, politica e sociologica, che ha integrato la documentazione dell’Archivio storico del Banco con quella proveniente dall’azione ispettiva della Banca d’Italia e dalle inchieste della magistratura.
La Prefazione di Carlo Trigilia introduce tre robuste parti. A una prima sul Banco come istituto di emissione negli anni 1867-1926 (Giandomenico Piluso), segue una seconda sul periodo 1926-1991 durante il quale il Banco svolse funzioni di istituto di diritto pubblico (Asso e Sebastiano Nerozzi); la terza parte, dedicata ad Approfondimenti, si concentra sulla sezione di credito industriale (Leandra D’Antone e Manfredi Alberti), sulle dinamiche della dirigenza e del consiglio di amministrazione (Laura Azzolina e Antonio Blando), e si chiude con un’illustrazione delle fonti archivistiche (Aurora Romano).
Legati al dibattito attuale sono due aspetti che trovano spazio nella Prefazione di Trigilia e nei saggi di Asso-Nerozzi e D’Antone-Alberti. Il primo aspetto è quello cruciale delle crisi che investirono il Banco; ci si sofferma, in particolare, sulla crisi emersa a seguito dell’ispezione Desario (1976-1977) e attribuita all’eccesso degli impieghi rispetto alla asfittica raccolta regionale, alle distorsioni nella selezione del credito, alle partecipazioni in imprese in difficoltà, al sostegno eccessivo offerto agli enti locali in crisi di liquidità, alle inefficaci politiche del personale. Al tema delle crisi si lega un secondo aspetto, connesso agli assetti pubblici della proprietà e della governance del Banco, che portarono a distorsioni gestionali e a momenti di forte tensione con la Banca d’Italia. Si tratta di rilievi centrali e ben resi da una trattazione condotta su più livelli e capace di toccare il significato della gestione pubblica, nei suoi aspetti normativi e politici, locali e nazionali.
Se il volume, proprio per i diversi piani coinvolti, va letto con attenzione, avrebbe forse meritato una riflessione conclusiva più estesa. L’introduzione generale di Asso e il paragrafo finale di Asso-Nerozzi sulla fase 1926-1991 non assolvono compiutamente a questa esigenza.

Giuseppe Della Torre