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Storia intima della grande guerra

Quinto Antonelli
con dvd del film di Enrico Verrà Scemi di guerra, Roma, Donzelli, XVIII-312 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione:

Antonelli è ormai un «veterano» della Grande guerra. Se ne occupa da quando, negli anni ’80, col gruppo di «Materiali di lavoro» ha contribuito a scoprire le scritture dei semicolti come fonti per capire il vissuto dei soldati, e poi a fondare l’Archivio della scrittura popolare, di cui oggi è referente, presso il Museo storico del Trentino. Questo libro è quindi la summa di un percorso di ricerca, individuale e di gruppo, lungo e molto caratterizzato.
Nell’introduzione l’a. ripercorre il modo in cui le testimonianze dei combattenti sono entrate a far parte prima del discorso pubblico e poi del campo storiografico: le prime raccolte di lettere di caduti — quasi tutti ufficiali e borghesi — pubblicate degli anni ’20 e ’30; la rive¬lazione di un’«altra guerra» vissuta e ricordata dai subalterni, affiorata nelle ricerche con fonti orali degli anni ’60 e ’70; infine l’incontro con gli egodocumenti — lettere, diari, memorie — di contadini e operai.
Il cuore del libro sono proprio le fonti, presentate con una cura più che filologica. Al lettore l’a. chiede «una cooperazione senza riserve, un premuroso (se non amoroso) atteggia¬mento di supplenza» (p. 51), perché la scrittura popolare non è semplice e quasi mai è im¬mediatamente bella. I materiali sono rubati alla comunicazione intima degli individui con le proprie cerchie familiari e con se stessi: a differenza di buona parte della scrittura degli ufficiali, quella dei subalterni non è stata prodotta pensando che potesse avere una visibilità pubblica. Questi documenti sono anche «immane fatica per dare una forma all’esperienza di se stessi nel “nuovo mondo” in cui i soldati si trovano scaraventati» (p. 54).
Al centro del libro c’è dunque un’antologia di brani tratti da 85 egodocumenti editi e inediti, quasi tutti opera di subalterni, disposti in otto capitoli a comporre un racconto collettivo dell’esperienza della guerra intesa come «viaggio iniziatico» in uno spazio-tempo completamente diverso dall’ordinario. Le tappe sono l’arruolamento, il viaggio al fronte, l’im¬mersione fisica nell’«enorme frantoio» del campo di battaglia, con i lavori, le attese, gli assalti, le nostalgie, le rivolte; l’ultimo capitolo è dedicato alle «fughe impossibili», cioè la diserzione, l’autolesionismo e la malattia mentale.
La struttura narrativa è perfettamente coerente col contenuto dei brani scelti. Inestri¬cabilmente legati alle fonti utilizzate, anche i paradigmi con cui la guerra è stata interpretata sono cambiati nel corso dei decenni. In questo libro entrambi convergono nella visione della Grande guerra come macchina totalizzante e totalitaria, insensata e produttrice di follia. Come un’anticipazione dell’Olocausto.

Alessandro Casellato