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Susan Zuccotti – Holocaust Odysseys. The Jews of Saint Martin Vésubie and Their Flight through France and Italy – 2007

Susan Zuccotti
New Haven-London, Yale University Press, 285 pp., $ 28,00

Anno di pubblicazione: 2007

Per un curioso paradosso storiografico la pagina dell’occupazione italiana della Francia meridionale, mentre ha stimolato la scrittura di molta memorialistica, talora piuttosto notevole (si pensi alle autobiografie di François Maspero e Léon Poliakov), non ha suscitato altrettanto interesse nella ricerca scientifica. Anche l’ottimo volume di Davide Rodogno (Il nuovo ordine mediterraneo: le politiche di occupazione dell’Italia fascista in Europa, 1940-1943, Torino, Bollati Boringhieri, 2003), molto scrupoloso sui paesi balcanici, nella sezione sulla Francia risulta meno originale. Manca, per esempio, una ricerca specifica sul ruolo maieutico di una figura come Angelo Donati, diplomatico, regista sapiente di infinite mediazioni fra autorità consolari a Nizza, militari e governo di Vichy; manca un quadro generale sul comportamento delle forze italiane. A fronte di queste lacune sorprende, nell’ultimo decennio, l’intensificarsi di attenzione intorno al villaggio alpino di St Martin Vésubie, una di quelle «residenze coatte» istituite dalle forze italiane per gli ebrei stranieri confluiti a Nizza dopo il novembre 1942. Alla vicenda di questo migliaio di profughi provenienti da mezza Europa hanno guardato con forte coinvolgimento emotivo due romanzieri, il francese J.M. Le Clézio (?toile errante, Paris, Gallimard, 1992; trad. it. Milano, Il Saggiatore, 2000) e la scrittrice statunitense M. Doria Russel, A Thread of Grace. A Novel (New York, Random House, 2005). In Italia, molti ricorderanno Il prete giusto (Torino, Einaudi, 1990), uno degli ultimi lavori di Nuto Revelli, dedicato al parroco di Borgo S. Dalmazzo, don Raimondo Viale, che con ogni forza si prodigò per recare soccorso ai fuggiaschi.In questo contesto s’inserisce adesso il volume di Susan Zuccotti, studiosa americana già nota per ottimi lavori sulla storia della questione ebraica in Italia e in Francia e per un volume sull’atteggiamento della Chiesa di fronte alla Shoah. La Zuccotti non ci offre adesso una ricerca di archivio, ma la storia di alcune famiglie provenienti dall’Europa centro-orientale giunte nella Francia occupata dagli italiani nel tardo autunno del 1942 (Sigi Hart, Charles Roman, Menachem Marienberg, Walter Marx, Miriam L?wenwirth, Boris Carmeli, William Blye, Jacques e Paulette Samson, Lya Haberman). L’arco alpino occidentale, nei suoi tre versanti, italo-franco-svizzero, fu nel secondo conflitto mondiale una entità geografica autonoma, un luogo dove per una ineluttabile legge di gravità migliaia di profughi cercarono rifugio. Non pochi valicarono i colli due o tre volte, in una spirale senza fine iniziata dall’Italia di Mussolini che li aveva espulsi nel 1940. Zuccotti ha raccolto la voce dei testimoni-superstiti – Charles Roman ha messo a sua disposizione le indimenticabili fotografie. Ne viene fuori un’antologia sull’esilio, da cui esce confermata l’ipotesi che l’arco alpino occidentale, durante il secondo conflitto mondiale, sia ritornato ad essere luogo di rifugio per devianze, come sempre è accaduto per le minoranze religiose perseguitate, dai catari ai valdesi.

Alberto Cavaglion