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Tito Menzani, prefazione di Vera Zamagni – La macchina nel tempo. La meccanica strumentale italiana dalle origini all’affermazione in campo internazionale – 2011

Tito Menzani, prefazione di Vera Zamagni
Bologna, Clueb, 160 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2011

L’analisi di specifici comparti dell’industria, nell’ambito della storia economica e d’impresa in Italia, è un compito con cui si sono cimentati ben pochi studiosi. Solitamente ci si concentra sulle vicende di singole ditte o sulle prestazioni manifestate dall’intero settore manifatturiero, tralasciando di approfondire lo sviluppo dei vari rami produttivi e il ruolo da questi ricoperto nella composizione del reddito nazionale e della bilancia dei pagamenti.Il pregio del libro di Menzani, le cui ricerche si sono orientate finora sui movimenti cooperativi, è proprio questo, vale a dire l’esame dell’evoluzione negli ultimi cento anni della meccanica strumentale italiana, cioè il segmento «della costruzione di macchine per attività produttive. Per fare alcuni esempi, rientrano in questo insieme […] i trattori agricoli, le betoniere, le fresatrici, i telai meccanici, gli impianti chimici, le inscatolatrici e gli essiccatoi.» (p. 12) Attingendo a fonti sia quantitative (i censimenti industriali e le serie storiche della contabilità nazionale e del commercio con l’estero) che qualitative (la letteratura tecnica relativa alle caratteristiche del comparto e alcune pubblicazioni giubilari aziendali), l’a. traccia un quadro generale della meccanica strumentale nel nostro paese, che rappresenta un quarto dei saldi positivi della bilancia commerciale, soffermandosi sulla distribuzione territoriale di lavoratori e imprese, sulle fasi di trasformazione dimensionale, tecnologica e organizzativa conosciute da questa branca dell’industria meccanica e sui tratti distintivi dei sottocomparti che la costituiscono. Dal volume si rileva la costante disomogeneità geografica di fabbriche e addetti, concentrati fin dai primi del ‘900 nelle regioni settentrionali; l’individuazione di tre periodi storici nei quali si articolano la crescita del valore aggiunto e dell’occupazione, il passaggio da una gestione aziendale in cui contano la creatività e l’intraprendenza degli imprenditori ad una in cui è decisiva la collaborazione tra clienti e fornitori delle macchine strumentali, la comparsa di gruppi di imprese capitanati da unità di medie dimensioni fortemente posizionati sui mercati internazionali (ennesimo esempio di «quarto capitalismo»); l’estrema varietà merceologica e tecnica che contraddistingue le specializzazioni in cui si articola il comparto, nel quale hanno acquisito, nel corso del tempo, una maggiore importanza le fabbricazioni di macchine per l’industria chimica, di macchine utensili e per metalli, di macchine per il confezionamento.Nonostante un uso eccessivo di termini ed espressioni tipiche della business historyanglosassone, ripetute in modo a volte compiaciuto, e il mancato sforzo di ricostruire l’andamento della produzione e delle esportazioni/importazioni di macchine strumentali durante il primo sessantennio del XX secolo, l’opera in questione è da ritenersi un buon contributo alla ricostruzione della storia di un settore strategico per l’economia italiana.

Paolo Raspadori