Cerca

Tiziano Arrigoni – Uomini dei boschi e della natura. Emigrazione stagionale dall’Appennino toscano alla Corsica (XVIII-XX) – 2002

Tiziano Arrigoni
Pisa, Pacini, pp. 110, euro 8,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il libro di Arrigoni è pubblicato all’interno della collana dei quaderni del Centro di documentazione e ricerca sulla storia dell’agricoltura e della società contadina, costituito nel 1996 in base ad una convenzione tra l’università di Pisa e l’amministrazione provinciale. Il bosco è forse il tema più ricorrente negli studi storici sull’ambiente che anche in Italia stanno diventando più frequenti. Il breve volume di Arrigoni non mi sembra, comunque, che rientri direttamente in un filone environmental history: non ci sono i riferimenti storiografici, le questioni di fondo, le metodologie proprie della storia dell’ambiente. E questa, ovviamente, è solo una considerazione, che attiene ad una riflessione sulla storia ambientale e sulle sue caratteristiche, che prescindono dai temi di ricerca, e non certo una debolezza del volume. Un tratto importante del libro di Arrigoni è il suo tentativo di tenere insieme le linee evolutive generali, le grandi fasi delle storia e le vicende particolare che egli va raccontando. L’età napoleonica, il secondo impero e la terza repubblica sulla sponda corsa, il fascismo e la guerra mondiale in Italia hanno interagito con le microstorie che si dipanano tra l’Appennino toscano e l’entroterra corso. L’emigrazione dalla Toscana, soprattutto dalle province di Pistoia e di Lucca, era caratterizzata da una forte connotazione di mestiere (carbonai e boscaioli) che andava ad interagire con le caratteristiche dei territori di provenienza e di arrivo, ma anche con le pratiche culturali di integrazione tra le comunità stanziali e stagionali. Soprattutto i carbonai, come è ormai noto attraverso una serie di ricerche di storici e di antropologi, risultano essere un segmento socio-professionale fortemente separato dal resto della comunità; come racconta Arrigoni, essi appaiono senza legge, diversi, demoniaci per la loro capacità di gestire ed usare il fuoco e la loro dimestichezza con il fumo ed il carbone. Spesso nel testo l’autore utilizza come fonti leggende, canti o poesie popolari, dimostrando nella seconda appendice anche l’utilità dell’impiego di fonti orali, per la verità poco presenti nel resto del testo.

Marco Armiero