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Todo cambia. Figli di desaparecidos e fine dell’impunità in Argentina, Cile e Uruguay

Gennaro Carotenuto,
Milano, Le Monnier, 250 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2015

L’oggetto centrale del volume è l’emersione in anni recenti di verità processuali sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle dittature militari di Argentina, Cile e Uruguay. L’a. si chiede come queste verità siano state occultate e dopo siano emerse, focalizzandosi sulla situazione argentina, dove si è affermata una forma di giustizia nel caso di violazioni dei diritti umani che, a differenza di altri paesi, non è stata imposta da fuori, ma è emersa dall’interno. L’ipotesi del libro è che questa emersione «risponda a percorsi egemonici all’interno delle società stesse» e alla «alternanza tra giustizia e impunità» (p. 3).
L’a. analizza documenti ufficiali, tra cui fonti nuove come le sentenze processuali emerse recentemente in Argentina durante i processi per violazione dei diritti umani, e fonti orali basate sulle interviste ai figli di desaparecidos. Il libro è strutturato in quattro capitoli che vanno da una discussione sulla metodologia delle fonti orali, a un’analisi dettagliata del terrorismo di Stato e del periodo della transizione in ogni paese, fino a una ricostruzione del percorso di vita dei figli dei desaparecidos, di cui l’a. analizza la costruzio- ne dell’identità attraverso il rapporto con i genitori.
La scelta di fare un’analisi dei tre paesi risponde all’idea che le dittature militari latinoamericane, e per tanto anche l’esperienza dei figli dei desaparecidos, oltrepassino le singole situazioni nazionali. L’a. sottolinea il percorso simile attraversato dai tre paesi e mostra come le dittature abbiano avuto conseguenze analoghe in contesti nazionali diver- si. Rispetto a una tradizione storiografica basata sul contesto nazionale che ha analizzato le dittature come casi singoli, questa scelta diventa un importante contributo alla storia recente di questi tre paesi.
Allo stesso tempo però, questa scelta genera una tensione tra l’analisi dell’esperien- za comune dei figli dei desaparecidos e lo studio del particolare percorso che ha seguito l’Argentina in confronto agli altri paesi. In altre parole, l’a., da una parte, evidenzia come i racconti dei figli tendono ad attraversare i confini nazionali, creando un’identità simile nata dal fatto condiviso di essere vittime collaterali del terrorismo di Stato. Dall’altra, l’a. evidenzia proprio le differenze tra l’Argentina, il Cile e l’Uruguay per capire perché nel primo paese siano emerse delle verità processuali sulle violazioni ai diritti umani in forma molto più netta che in Uruguay e Cile, sottolineando le differenze tra questi tre paesi. La tensione irrisolta tra questi due livelli di analisi pervade la struttura del libro e si traduce in una mancanza d’integrazione tra un capitolo che analizza il terrorismo di Stato e i diversi percorsi che ogni paese ha seguito rispetto alla domanda di giustizia e altri due capitoli che invece studiano l’esperienza dei figli al di là delle differenze nazionali. Detto ciò, il libro rimane un importante contributo sia alla storia del periodo post dittatoriale dell’Argentina, del Cile e dell’Uruguay, sia, per il suo trattamento delle fonti, alla storia orale in generale.

Cecilia Tossounian