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Tommaso Baris – C’era una volta la Dc. Intervento pubblico e costruzione del consenso nella Ciociaria andreottiana (1943-1979) – 2011

Tommaso Baris
Roma-Bari, Laterza, 190 pp., Euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2011

Con questo lavoro, l’a. rinnova il suo consolidato interesse verso le «vicende ciociare» (p. 172). Questa volta ad essere indagate sono le dinamiche attraverso le quali la corrente andreottiana ha saputo radicare e stabilizzare nel tempo un’egemonia elettorale e politica nella provincia frusinate. Baris riesce efficacemente a problematizzare la tradizionale visione della Ciociaria come «provincia ‘bianca’ per antonomasia» (p. VII): pur sostanzialmente accreditando l’immagine di una Ciociaria «naturalmente» religiosa (pp. 39-40), l’a. sottolinea l’instabilità dell’orientamento elettorale locale verso la Dc.Sin dalla Liberazione si palesano due caratteri duraturi della Dc ciociara: l’influenza della Chiesa e la frammentarietà del Partito, logorato da personalismi e incapace di esprimere una classe dirigente autorevole. È in tale contesto che la strategia elettoralista di alcuni esponenti democristiani «nazionali» (Andreotti, Restagno, Campilli) trova terreno fertile. Oltre che di tali vuoti di rappresentanza delle istanze locali, la costruzione del consenso andreottiano si nutre soprattutto delle occasioni offerte dai programmi di spesa pubblica. Tuttavia, Baris ribadisce la modernità del progetto politico andreottiano, non ascrivibile alle vecchie logiche del clientelismo notabilare. La «retorica dell’inaugurazione», durante l’infrastrutturazione della Ciociaria negli anni ’50, accompagnata dalla celebrazione del progresso industriale «dal volto umano» (e divino se si vuole) nel decennio successivo identificano una via andreottiana al riformismo, che unisce modernizzazione, industrializzazione e valori tradizionali di ispirazione cattolica e contadina (p. 118).Particolare attenzione è inoltre riservata anche all’interpretazione dei dati elettorali lungo il trentennio preso in esame, anche col prezioso supporto delle relazioni prefettizie a commento dei risultati di voto. Pur all’interno di un’ininterrotta supremazia elettorale, la Dc ciociara alternò incrementi ad emorragie di voti. I tempi di questi cicli elettorali «a fisarmonica» non sempre coincidono con quelli, più frenetici, della politica locale. Baris è molto abile a spiegare tali oscillazioni attraverso una prospettiva più ampia, che chiama in causa vicende nazionali e rapporti tra politica e società civile, evitando di scadere in semplicistiche relazioni causa/effetto. Molto convincente appare anche la periodizzazione del consenso andreottiano: due fasi di «successo» (che coincidono con gli interventi della Cassa del Mezzogiorno tra il 1954 e il 1958 e con il processo di industrializzazione dal 1961 al 1972) intervallate da due periodi di crisi (1958-1961, apice del contrasto tra andreottiani e fanfaniani; 1972-1979, progressivo scollamento tra la società civile e la politica). La ricerca di Baris è in definitiva molto valida. Visti i temi toccati, tuttavia, un approccio meno «neutro» al territorio – con riferimenti, anche grafici, a peculiarità e suddivisioni dell’area considerata – avrebbe potuto facilitare il lettore nell’identificazione dei luoghi e degli insediamenti citati nell’indagine.

Giovanni Cristina