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Tommaso Russo – Istruzione e sociabilità in Basilicata, 1900-1921 – 2004

Tommaso Russo
Milano, Franco Angeli, pp. 132, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

L’autore affronta una sintesi di alcuni dei principali temi legati al nodo dell’istruzione in rapporto alla trasformazione della società lucana all’inizio del XX secolo. La pubblicazione si divide in due parti, più una breve appendice documentaria. Nella prima, con una prosa di piacevole lettura che è uno dei maggiori pregi del libro, Russo descrive in forma sostanzialmente narrativa e talvolta un po’ troppo impressionistica una società lucana solo apparentemente immobile in età giolittiana, in realtà in lenta trasformazione attorno all’esperienza della legislazione straordinaria per il Mezzogiorno, avviata contemporaneamente ad innovazioni strutturali nel sistema scolastico, e attorno a quella figura di vero e proprio catalizzatore di fermenti innovativi che fu Nitti. Con un apparato di dati statistici assai limitato rispetto alla periodizzazione indicata, l’autore descrive poi sommariamente la fisionomia del sistema scolastico lucano, cercando di contestualizzare il modello educativo delle élites intellettuali (riformatrici e non) all’interno di quei cambiamenti nei comportamenti individuali e collettivi (compresa la comparsa del movimento socialista e il fenomeno migratorio), nei consumi (anche culturali, attraverso la stampa), negli standard della convivenza civile (attraverso le politiche locali, il loisir, ecc.), che interessarono in forma embrionale anche la Basilicata. Nella seconda parte Russo evidenzia la rottura culturale conseguente alla Grande Guerra, anche e soprattutto nel campo dell’istruzione popolare e tecnico-professionale, ma resta troppo in superficie rispetto alla complessa accelerazione della dinamica sociale e politica nel critico primo dopoguerra. Il lavoro si spinge poi fino agli albori del movimento fascista.
Più che una monografia esaustiva e definitiva, il libro sembra rappresentare una tappa di un più ampio percorso di ricerca, che però non viene esplicitato nei suoi contenuti, obiettivi, limiti, mettendo forse troppa carne al fuoco. Del resto, sia nella premessa che nel corso del libro, l’autore stesso definisce la sua opera come un ?itinerario storico-ricostruttivo? (p. 105). Ad esempio, la periodizzazione non è chiaramente motivata e giustificata; sembra dipendere più dai riscontri documentari fino a quel punto raccolti (p. 7) che da una precisa giustificazione, né la tornata elettorale del 1921 (Giolitti che trama la sconfitta di Nitti in Basilicata, pp. 91-92) pare una motivazione pertinente rispetto al tema della pubblicazione. Il dato che però lascia maggiormente sconcertati è il titolo che, pur richiamando una questione così complessa e spinosa storiograficamente come la sociabilità (tanto più se messa in relazione con l’istruzione e le tematiche educative), in realtà promette molte più cose di quanto il testo poi riesca a mantenere, anche in termini di definizione e inquadramento. Parlare di sociabilità, e nemmeno esplicitamente ma solo allusivamente e solo a proposito della stampa, della politica (più quella delle élites che dei partiti) o del sindacalismo insegnante, pare un po’ troppo riduttivo. Manca per esempio la dimensione locale dell’associazionismo filantropico e popolare, della beneficenza educativa municipale, civile e confessionale, del mutualismo, ecc.

Pietro Causarano