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Tradizione e rivoluzione. Scienza e potere in Francia (1815-1840)

Walter Tega
Firenze, Olschki, 348 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2013

La consapevolezza che il vecchio ordine fosse finito per sempre e che al suo posto non fosse sorto nulla di solido fu un tratto comune ad alcuni dei maggiori intellettuali francesi del primo ’800, i quali condividevano anche l’idea che a sferrare l’attacco decisivo all’antico regime fosse stata l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. L’opera cruciale della cultura philosophique aveva realizzato un passaggio di civiltà perché aveva demolito Chiesa e feudalità, pilastri della monarchia assoluta, trasformando in opinione pubblica e in azione politica le conoscenze scientifiche e la critica intellettuale prodotte dalla cultura moderna. A quell’azione distruttiva non era seguita, però, una fase di ricostruzione, né durante l’impero napoleonico, né con la restaurazione dei Borbone, né, infine, con la monarchia orleanista: «la società è ormai ridotta in polvere», pensava Pierre Leroux, padre del socialismo repubblicano. La Francia attendeva quindi un nuovo «libro generale», che fosse architrave e specchio della società postrivoluzionaria. Per far progredire il processo di civilizzazione era necessario che le tumultuose conquiste della scienza, ricapitolate e diffuse da un nuovo enciclopedismo, si trasformassero in opinione generale e diventassero potere. È questo il significato del nesso suggerito dal sottotitolo del libro di Tega, mentre il titolo si richiama direttamente alla teoria del progresso continuo – che faceva perno sulla possibilità di saldare nella tradizione il presente e il futuro – sviluppata da Leroux. Sono questo pensatore, passato attraverso l’esperienza del sansimonismo e del fallimento delle speranze riposte nella rivoluzione del 1830, e la sua Encyclopédie Nouvelle, che ebbe grande risonanza non solo in Francia, l’approdo conclusivo del lavoro. Al contempo, però, ne costituiscono in un certo senso il punto di partenza, ovvero l’occasione per ripercorrere le varie forme che la cultura enciclopedista assunse in Europa tra fine ’700 e primo ’800, dall’Encyclopédie Méthodique di Panckoucke, ambiziosamente pensata come superamento dei limiti dell’opera di Diderot e d’Alembert, all’Encyclopaedia Metropolitana che Coleridge aveva voluto per ricongiungere scienza, filosofia, morale e religione, fino ai significati attribuiti all’enciclopedismo da Saint-Simon. Tega si muove pertanto su filoni diversi: più vicino alla storia della scienza e della filosofia nelle parti dedicate a Humboldt, Hegel, Ampère e Comte, in cui ritornano spunti di una sua opera ormai classica qual è Arbor Scientiarum. Enciclopedie e sistemi in Francia da Diderot a Comte (il Mulino 1984), mentre si rifanno alla storia del pensiero politico le parti dedicate a Guizot e all’intreccio tra enciclopedismo e repubblicanesimo della jeune France libérale, rappresentata dalla redazione del «Globe» in cui maturò l’apprendistato culturale e politico di Leroux. Un unico appunto per qualche imprecisione nella cronologia: l’ultra Villèle guidò il governo dal 1821, non dal 1824 (p. 243), e le elezioni politiche che ne decretarono la caduta avvennero nel novembre 1827, non nel 1826 (p. 244).

Silvano Montaldo