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Tutto fa Storia. Analisi di un genere televisivo

Sara Zanatta
Roma, Carocci, 159 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2017

Se si prendono come punto di partenza i ragionamenti di Horace Newbomb sul «presentismo» come cifra specifica della storia in televisione (H. Newcomb, TV: The Most Popular Art, 1974), la riflessione accademica sul rapporto tra televisione e storia ha ormai quasi raggiunto il mezzo secolo di vita, e una notevole mole e varietà di approcci.
Il libro di Zanatta si propone di fare il punto su questa letteratura e di definire il campo del genere storico (capitolo 1), ricostruire il genere televisivo storico in Italia dagli anni ’50 al presente (capitolo 2), analizzare le pratiche discorsive e strategie editoriali dei canali specializzati (capitolo 3), e infine presentare alcuni casi studio particolarmente significativi (capitolo 4). Il tutto in circa 140 pagine di testo! Una tale impresa richiede conoscenza profonda della materia, chiarezza di intenti, e capacità di sintesi. Il modo ammirevole in cui trent’anni di indagini sul rapporto tra storia e televisione viene riassunto in due pagine (pp. 14-15) è un esempio delle doti messe in mostra dall’a. in questo lavoro.
In termini di metodologia, il libro «non analizza il passato raccontato dalla televisione né mette in discussione la validità e la solidità delle sue fonti», ma considera i linguaggi e l’organizzazione attraverso cui la televisione tratta la storia come un bene «insieme simbolico ed economico» (pp. 15-16).
Uno dei punti di forza del libro è quello di fornire una mappatura del genere storico in un’epoca come quella attuale in cui le tradizionali distinzioni realtà/finzione e informazione/intrattenimento sono sempre più labili all’interno di un ecosistema televisivo nel quale i canali specializzati occupano un ruolo sempre meno marginale nell’offerta (e domanda) televisiva. In questo ecosistema televisivo nuovo e mutevole la storia è componente essenziale delle strategie di branding attraverso cui i vari canali affermano la propria specificità (p. 61). Il terzo capitolo offre quindi un’analisi affascinante dei diversi sensi della storia veicolati da canali come History, Sky Arte, Rai Storia e laEffe, non sempre presi in considerazione nella letteratura accademica.
Il libro fornisce molteplici spunti di riflessione sul ruolo della storia all’interno delle strategie di programmazione e posizionamento di rete (quando e come parlare di storia, e a quali spettatori rivolgersi). In definitiva, ciascun canale cerca «di comunicare un’armoniosa coabitazione tra contenuti di divulgazione più classica e altri di matrice factual contemporanea» (p. 102). Il libro si chiude con una discussione delle strategie «populiste» di alleggerimento del documentario storico sempre più in voga, soprattutto nel mondo anglofono, e rappresentate da fenomeni come Who Do You Think You Are? che, nelle parole dello storico e parlamentare britannico Tristam Hunt, sono parte essenziale «del modo in cui milioni di persone interagiscono col passato» (p. 136).
Grazie a un solido impianto metodologico e una mole notevole di riferimenti bibliografici, questo libro fornisce un’utilissima mappa per navigare il senso della storia in televisione.

Emiliano Perra