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Ugo Petronio – La lotta per la codificazione – 2002

Ugo Petronio
Torino, Giappichelli, pp. 357, euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2002

Comparso nella collana ?il diritto nella storia?, il libro è concepito come manuale per gli studenti di giurisprudenza, ?futuri giuristi? nella presentazione dell’autore, egli stesso pratico del diritto oltre che storico ? ha scritto del Senato di Milano in età moderna e, più di recente, della codificazione napoleonica nella sua affinità con le consolidazioni di età moderna. E chi pratica il diritto, scrive, ?non può mai prescindere dai profili tecnici della sua scienza che sono un tutt’uno con il suo essere giurista? (p. 81). Una premessa eloquente, perché i problemi affrontati qui sono racchiusi nella dialettica tra pratica e teoria (del diritto), tra attualità e storia.
Oggetto dell’analisi è il ruolo sociale del codice secondo il dibattito sulla «decodificazione», ossia sulla marginalità in cui il codice sembra ridursi, fin dagli anni Settanta, con il proliferare della legislazione speciale e la comparsa di nuovi soggetti normativi: gli enti locali. Per chi concepisce il codice come corpus completo ed esaustivo, ?fatto ad un getto solo? secondo lo stereotipo positivista, il suo valore unificante sarebbe vanificato dalla mutevolezza dei rapporti sociali attuali, nonostante il recente progetto di una codificazione comune europea. Diversa l’interpretazione processuale della codificazione, che la considera frutto di una stratificazione progressiva, e ne enfatizza il ruolo ordinatore, piuttosto che creatore, del diritto.
E’ questa la posizione dell’autore, la prima essendo troppo debitrice di una visione progressista della storia, che costituisce uno dei suoi obiettivi polemici. Da questa prospettiva affronta il mito ottocentesco della completezza ed esaustività del codice moderno, originatosi da un fraintendimento intorno al rapporto che il suo modello principe, il Code Napoléon del 1804, intrattiene con la legislazione preesistente. L’equivoco nasce da quell’articolo del codice che abrogava il diritto in vigore, tradizionalmente inteso come atto di rottura con il passato. Sulla base della dottrina e delle discussioni parlamentari, l’autore mostra invece come quella misura fosse intesa piuttosto a riordinare la sovrabbondante materia legislativa ed inserirla in una cornice logica. Viene così ridimensionata la ?svolta irreversibile? tra l’epoca del pluralismo giuridico e quella dello stato legislatore, segnata dalla codificazione imperiale, che rivela invece il suo radicamento nell’esperienza giuridica precedente.
Questo il nucleo dell’argomentazione. Tra gli assunti di fondo è il rifiuto ? in linea con gli orientamenti più recenti della storia giuridica ? della visione progressiva del processo storico. Tanto da procedere per reiterazione: apertosi con un panorama sulla storia politica dell’Europa moderna, il volume passa in rassegna le scuole giuridiche ottocentesche per concentrarsi sul dibattito attuale. Da qui si torna al punto di partenza, l’età moderna, narrata attraverso un repertorio di situazioni giuridiche, descritte sulla base della loro differenza o somiglianza con quelle attuali, alle quali fanno da contrappunto le voci delle principali correnti dottrinarie. Il risultato è che quel movimento dalla molteplicità all’unificazione legislativa viene rappresentato con un andamento progressivo ed ineluttabile, così da smarrire l’impostazione antistoricistica.

Carolina Castellano