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Ulderico Nisticò – Abele e Caino. Storie della guerra mondiale 1814-2001 – 2002

Ulderico Nisticò
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 270, euro 15,49

Anno di pubblicazione: 2002

Sono tempi ? i nostri, postmoderni ? in cui non di rado ci si imbatte in storici della domenica: i quali hanno la presunzione, pur mancandogliene la dottrina, di darsi almeno l’aria di discettare sulle vicende di uomini, stati, società?
Questa riflessione ci veniva in mente, insieme all’ammonimento di Benedetto Croce sul fatto che, per chi scrive di storia, ?in ogni caso [?] l’esattezza è un dovere morale?. A mano a mano che procedevamo nella lettura di questo libro del poligrafo calabrese Ulderico Nisticò ci imbattevamo in una sequela di grossolani errori, certamente non imputabili alla solita distrazione del solito proto? Così, ad esempio, la frontiera settentrionale del napoleonico Regno d’Italia sarebbe stata al Brennero (p. 20); il Belgio sarebbe diventato indipendente nel 1837 (pp. 29 e 66); la Crimea sarebbe stata ?annessa alla Russia? nel 1873 (p. 54); la guerra anglo-boera sarebbe scoppiata nel 1903 (p. 47); gli Imperi Centrali avrebbero sottoscritto gli armistizi nell’ottobre 1918 (p. 73); la Piccola Intesa si sarebbe formata nel 1933 (p. 122); gli Stati arabi avrebbero aggredito Israele nel 1947, cioè prima ancora che lo Stato ebraico nascesse (p. 190); la Malaysia (o Grande Malesia) si sarebbe costituita nel 1957 (p. 193); la rivolta di Poznan dell’ottobre 1956 sarebbe stata repressa dall’Armata Rossa, e non dalle forze armate polacche (p. 212); Salazar (scomparso nel 1970) avrebbe governato il Portogallo fino al 1974 (p. 216)?
Questi rilievi basterebbero a dimostrare quanto fallace sia la convinzione del Nisticò di ?non essersi mai allontanato dagli accadimenti così come furono? (p. 11). Ma v’è ben altro, in questo volume che ? pur senza attingere il livello informativo di un comune bigino ? pretende essere ?una storia dei rapporti internazionali in Europa e nel mondo tra il 1814 ed oggi? (p. 9). C’è, infatti, la mal celata ambizione (peraltro non sorretta da una solida cultura storica) di riscrivere, dal punto di vista di un’estrema destra ?nazional-popolare?, nientedimeno che la storia degli ultimi due secoli? A p. 125, tra l’altro, il Nisticò sembra ridurre l’hitleriana ?soluzione finale della questione ebraica? a conseguenza dell’ostilità del Congresso mondiale ebraico verso il Terzo Reich. Inoltre, giusta la sua ?tesi? secondo cui ?se egli [Caino] peccò, neppure Abele dovette essere del tutto innocente? (p. 7), il nostro storico della domenica non esita ad insinuare che gli ebrei, per finire ad Auschwitz, dovevano pur essere colpevoli di qualcosa?: ad esempio, non era forse stato ?uno studente ebreo serbo? ? come incredibilmente leggiamo a p. 65 ? ad assassinare a Sarajevo, il 29 (sic!) giugno 1914, ?l’uomo della pace?, ovvero l’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando?

Lauro Grassi