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Umberto Chiaramonte – Arturo Vella e il socialismo massimalista – 2002

Umberto Chiaramonte
Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore, pp. 418, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2002

Dai primi passi della federazione giovanile socialista romana alla seconda guerra mondiale, l’esperienza del socialismo italiano è raccontata da Umberto Chiaramonte attraverso gli eventi pubblici e privati del socialista intransigente Arturo Vella (1896-1943). Con rigore storiografico e dovizia di particolari, l’autore narra le vicende individuali di ogni membro della famiglia Vella (costituita dalla madre e dieci fratelli e sorelle), la storia dei congressi e perfino degli incontri minori del partito fino all’avvento del fascismo e la vita di Vella durate il ventennio. La biografia è intrecciata continuamente alle lotte fra le diverse correnti interne al PSI, alle speranze del partito in età giolittiana, alla crisi durante l’intervento nella Grande Guerra e infine al collasso di fronte al fascismo.
La vicenda di Vella, malgrado spostamenti temporanei dovuti all’attività politica, si svolge principalmente a Caltagirone, dov’egli nasce e trascorre la propria infanzia, e a Roma, dove parte della famiglia si trasferisce in seguito alla morte del padre; per tornare a concludersi nella cittadina siciliana quando le responsabilità familiari (l’eredità di un opificio) lo portano a scegliere la strada del ritorno alla propria terra e di una sofferta e passiva coabitazione con il fascismo rispetto alla possibilità dell’espatrio.
La biografia è largamente ricostruita grazie ai ricordi di una sorella ed al diario che lo stesso Vella tenne in alcuni periodi della sua vita. Ad esse si aggiungono numerose altre fonti: i giornali in cui Vella scriveva e quelli del gruppo massimalista del PSI da lui fondati o incoraggiati; fonti archivistiche, da quelle di polizia ai registri scolastici che ci informano perfino dell’andamento di Vella a scuola.
L’aspetto centrale dell’attività socialista di Vella fu l’amore per l’unità del PSI, e ad esso egli rimase sempre fedele: antiriformista, ma sempre contrario alle scissioni. L’antimilitarismo fu un’altra costante, al punto che sorprende la totale mancanza di dubbi della sua posizione neutralista, non solo rispetto all’intervento in guerra ma pure di fronte alla tragedia di Caporetto ed al rapporto con il fratello soldato.
Vella ebbe un ruolo di primo piano nell’organizzazione della federazione giovanile e da adulto fu a lungo vicesegretario del partito e parlamentare nel dopoguerra. Durante la secessione aventiniana, prima di altri insistette perché il partito tornasse a fare opposizione in parlamento. Malgrado questi aspetti, che giustamente Chiaramonte utilizza per sottolineare l’importanza del ruolo di Vella, non emerge il ritratto di un pensatore in grado di determinare svolte fondamentali nella politica del PSI, ma di contribuire ai dibattiti, o influenzare e talvolta anticipare le decisioni di altri. In un certo senso, Chiaramonte intende riparare al torto che già la sorella e prima biografa di Vella aveva contestato ai suoi compagni socialisti, di aver dimenticato Arturo e non averne onorata la memoria. Se per la sorella si tratta di un atto d’amore, lo studioso è mosso dalla convinzione che la vicenda di Vella sia rappresentativa del socialismo massimalista; la biografia ricostruisce quindi un tassello mancante nella storia del PSI.

Claudia Baldoli