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Umberto Chiaramonte – Luigi Sturzo e il governo locale – 2001

Umberto Chiaramonte
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 263, euro 12,91

Anno di pubblicazione: 2001

A distanza di quasi dieci anni dalla pubblicazione di una documentatissima monografia sull’esperienza di Sturzo come prosindaco di Caltagirone, Umberto Chiaramonte ritorna sul medesimo argomento approfondendo tre temi particolari. Il libro si può ritenere, quindi, un prolungamento del precedente e può essere letto con maggiore profitto da chi già conosce il primo lavoro o comunque possiede una informazione generale della vicenda amministrativa sturziana.
Nella prima parte del volume, l’autore si pone il problema della prosindacatura di Sturzo che durò dal 1905 al 1920. Se la posizione di Sturzo era legittima, sia sotto il profilo della legge comunale e provinciale, sia sotto quello del diritto canonico, la vera anomalia della sua condizione consisteva nel fatto che una funzione prevista dalla normativa come provvisoria si protraesse così a lungo nel tempo e divenisse di fatto sostitutiva della carica di sindaco che gli era preclusa dalle disposizioni di legge. A parte il fatto che in quegli anni non erano rare le amministrazioni guidate da prosindaci, il caso Sturzo non si configurava tanto come una furbizia politica per la mera conquista del potere locale quanto come la risultante di diverse circostanze fra le quali erano decisivi sia il tacito assenso delle autorità governative per assicurare, in assenza di alternative, il buongoverno amministrativo ad un grande comune rurale come Caltagirone, sia, soprattutto, la volontà politica di Giolitti e dei suoi successori di non compromettere il progetto, avviato dopo il 1904, di collaborazione con i cattolici in funzione antisocialista. Né, per spiegare la forzatura della normativa della quale Sturzo si rendeva protagonista, era meno importante il disegno, perseguito da lui con costanza, di verificare nel vivo dell’attività amministrativa la sua concezione autonomista delle prerogative dei comuni.
Che l’esperimento amministrativo del giovane prete fosse diventato un modello di riferimento per quel settore del movimento cattolico regionale che nella conquista dei comuni vedeva il primo passo per la formazione di una coscienza politica e la costituzione di un partito di cattolici, risulta ampiamente confermato dalla corrispondenza inedita pubblicata nella seconda parte del volume. A scrivere erano i sacerdoti prosindaci siciliani che, avendo fatto lo stesso itinerario di Sturzo, si rivolgevano a lui non solo per consigli su materie amministrative ma anche per pareri sulla situazione politica del proprio comune.
Alle svariate accuse rivolte al prete prosindaco dai suoi avversari politici sulla gestione del comune, che hanno trovato una qualche continuazione in sede storiografica, risponde nella terza parte del libro l’autore che fa un’appassionata difesa dell’operato di Sturzo, a sostegno del quale pubblica integralmente in appendice l’interessante relazione del commissario regio Annibale Richard, presentata nel novembre del 1920 al nuovo consiglio comunale di Caltagirone, dove Sturzo non era più consigliere e i cattolici avevano perso la maggioranza.

Rosario Spampinato