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Umberto Coldagelli – La Quinta Repubblica da De Gaulle a Sarkozy – 2009

Umberto Coldagelli
Roma, Donzelli, 184 pp., euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2009

Rispetto all’euforia editoriale con cui è stato celebrato il quarantesimo anniversario del Maggio 1968, il cinquantenario della V Repubblica in Francia è passato decisamente sotto silenzio.Complici i segni di logoramento di cui sta dando prova il sistema istituzionale creato da de Gaulle nel 1958, nel corso dell’ultimo biennio pochi studi hanno arricchito il panorama storiografico francese. In tale contesto la scelta di Umberto Coldagelli, già vicesegretario generale della Camera dei deputati e apprezzato studioso di Tocqueville, di cimentarsi su un terreno disertato dalla storiografia francese deve essere intesa come una scommessa coraggiosa. E riuscita. Per almeno tre ragioni. Innanzitutto non era facile condensare in meno di duecento pagine la storia del secondo regime più longevo (dopo la III Repubblica) della quindicina che si sono succeduti dalla Rivoluzione in avanti. In secondo luogo l’a. non si limita a ricostruire l’evoluzione istituzionale della V Repubblica, ma ne sottolinea l’interazione con le trasformazioni della società, dell’economia e della cultura. L’ultimo merito è legato alla capacità di coniugare criteri interpretativi giuridico-formali e storico-politici, analisi dell’evoluzione formale e materiale della Carta, sottolineando le frequenti contraddizioni createsi tra queste due dimensioni.Su questo punto, particolarmente scivoloso, si innesta però anche la principale debolezza del volume. L’insistente preoccupazione di teorizzare l’irricevibilità del modello francese nel nostro contesto porta l’a. su posizioni audaci, fondate sulla tesi che l’evoluzione in senso presidenzialista del sistema francese costituisca un tradimento rispetto ad una presunta «verità formale» del testo (che attribuirebbe in maniera inequivocabile al governo la titolarità del potere esecutivo). In realtà, l’ambiguo testo del 1958 ha conosciuto un’interpretazione in senso presidenzialista in virtù sia del contesto di crisi nel quale esso vide la luce (l’emergenza algerina ha sollecitato da subito i pieni poteri attribuiti al presidente della Repubblica, facendone il perno del sistema) sia dei rapporti di forza tra i protagonisti politici di questa congiuntura. Due aspetti sui quali l’a. non si sofferma a sufficienza. In particolare se Coldagelli si rivela abilissimo nell’individuare gli snodi critici e i retroscena dei rapporti intercorsi al vertice dell’esecutivo durante le tre coabitazioni (Mitterrand-Chirac, 1986-1988; Mitterrand-Balladur, 1993-1995; Chirac-Jospin 1997-2002), sorvola invece sull’intensa dialettica politica che contrappose de Gaulle e Debré tra il 1959 e il 1962, ossia nella fase fondativa del nuovo sistema, in cui si sono realizzate le convenzioni costituzionali che hanno dato vita alla transizione tra il regime parlamentare della IV Repubblica e il semi-presidenzialismo maggioritario successivo al 1962. Qualche piccola imperfezione (l’a. si dimentica della ferma opposizione di Laurent Fabius al testo costituzionale europeo in occasione del referendum del 2005) e alcuni refusi (Hubert Védrine e non Vidrine), non mettono in discussione l’esito di una scommessa ampiamente vinta.

Riccardo Brizzi