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Un amore partigiano. Storia di Gianna e Neri, eroi scomodi della Resistenza

Mirella Serri
Milano, Longanesi, 218 pp., € 16,40

Anno di pubblicazione: 2014

In concomitanza con il triennio delle celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza
e della Liberazione, è possibile registrare un cospicuo numero di pubblicazioni su
questi temi (per un primo bilancio si vedano i contributi di Cooke e Baldissara raccolti
nel numero 277 di «Italia contemporanea», aprile 2015). Certamente rilevante è l’attenzione
posta alla dimensione «soggettiva», alla memoria personale dell’esperienza della
guerra fascista, dell’occupazione tedesca e del movimento resistenziale.
Fra le pubblicazioni destinate al grande pubblico, che si muovono fra la storia e la
letteratura, sebbene basate su ricerche documentate, si può includere il volume di Mirella
Serri dedicato a un «amore partigiano», come enuncia il titolo non del tutto corrispondente
al suo contenuto, o meglio al focus del libro. L’a., docente di letteratura e giornalismo
alla Sapienza – Università di Roma, si era precedentemente interessata ad alcune
figure di intellettuali durante il fascismo, la guerra e il dopoguerra (tra gli altri Il breve
viaggio. Giaime Pintor nella Weimar nazista, Marsilio 2002).
In questa occasione, l’a. si propone di raccontare un episodio accaduto nelle ultime
concitate settimane precedenti la Liberazione delle regioni settentrionali e in quelle immediatamente
successive, a cavallo fra aprile e maggio 1945. Si tratta delle vicende relative
a Gianna e Neri, come erano conosciuti Giuseppina Tuissi, una nota staffetta partigiana
dell’area della Valtellina, e Luigi Canali, che aveva assunto il nome di battaglia Neri ed
era al comando della 52° Brigata Garibaldi. Le loro vicissitudini, la storia di una relazione
sentimentale controversa, si intrecciano, in una scrittura agile e serrata, con il racconto
degli eventi che riguardarono gli ultimi giorni di Mussolini e, in particolare, di Claretta
Petacci che era al suo fianco. Fu la partigiana Gianna ad accompagnare la Petacci a Dongo;
dalle pagine del libro emerge un vivido ritratto della compagna del dittatore, con
un’ambientazione credibile degli ultimi giorni della Rsi e delle complesse vicende relative
alla sparizione del cosiddetto «oro di Dongo».
Ma al centro del volume è soprattutto l’eliminazione di Gianna e Neri, unanimemente
riconosciuta come una resa dei conti all’interno del movimento partigiano. Tuissi
e Canali, come molti altri resistenti, nell’ultima violenta fase della occupazione nazista e
della Rsi, vennero arrestati e torturati; una volta liberi, furono accusati di tradimento dai
compagni, per aver fatto nomi e segnalato luoghi della Resistenza. Sono temi ormai da
tempo al centro degli studi più avvertiti, che includono le «zone d’ombra» di ciò che è
accaduto dopo la Liberazione, tanto da far ridimensionare, o almeno porre in discussione,
simili asserzioni: «nell’avventura di Gianna e Neri i mandanti e gli assassini sono passati
nei libri di storia come protagonisti eroici della lotta armata» (p. 205). Nondimeno, il
volume interroga sulle modalità di racconto di questi eventi, sulla costruzione di un «canone
narrativo» che sembra oramai prevalente nel grande pubblico e sul quale anche gli
specialisti dovrebbero costantemente misurarsi.

Valeria Galimi