Cerca

Un piemontese in Europa. Carlo Denina (1731-1813)

Giuseppe Ricuperati, Elena Borgi (a cura di)
Bologna, il Mulino, 310 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2016

Esito di una giornata di studi organizzata dall’Accademia delle Scienze di Torino il 5
dicembre 2013, bicentenario della morte di Carlo Denina (socio del sodalizio dal 1801),
il volume, ricco di contributi, si pone all’attenzione della comunità di storici e letterati,
interessati all’epoca sospesa tra Lumi e tramonto dell’astro napoleonico, quale rassegna
imprescindibile per ripercorrere l’attività internazionale e i mille interessi del poligrafo
revellese. Del resto, nel titolo sono ben sintetizzati gli estremi cronologici e geografici
che hanno ispirato la scrittura dei numerosi autori: un intellettuale, Denina, che viene
misurato attraverso le coordinate culturali del suo tempo e inquadrato secondo gli estremi
spaziali di un tragitto, che dalla «piccola patria» piemontese approda (interessante caso di
mobilità sociale, accomunabile a quello di Lagrange) alle capitali del pensiero europeo,
come la Berlino di Federico II o la Parigi del primo Bonaparte.
Dopo una sintetica quanto efficace premessa in cui è sottolineata la capacità di Denina
di dare corpo «a una cultura cosmopolita» interdisciplinare in fatto sia di letteratura
comparata, sia di linguistica applicata, sia soprattutto di «contributi storici che toccano
la Grecia, la Germania, l’Italia, e il mondo antico, dalla cultura ebraica a quelle greca e
romana» (p. 7), il volume prosegue con i saggi che caratterizzano la prima parte titolata
Biografia e storia. A tratteggiare le tappe dell’esistenza di un compilatore di genio vissuta tra
formazione, esordi nell’insegnamento, influenze sociali e culturali, esperienze pubblicistiche,
con particolare attenzione allo stato dell’arte storiografico è Giuseppe Ricuperati,
mentre il profilo dell’attività di storico svolta da Denina, è opera di Vincenzo Sorella,
particolarmente attento a non perdere di vista il contesto d’azione dell’abate, «area culturale
comune a significativi segmenti del paesaggio culturale cattolico» (p. 36) stretta
tra cultura illuministica, fine dell’esperienza muratoriana, e falliti tentativi teologici e
filosofici del Genovesi.
Se le traduzioni delle opere di Denina sono fonti importanti per indagare la circolazione
delle idee – aspetto indagato da Alessia Castagnino – la genesi e la fortuna dell’opera
Delle Rivoluzioni d’Italia così come l’eredità storiografica dell’intellettuale tra ’800 e ’900
sono al centro degli interessi di Frédéric Ieva. A due lavori specifici, Dell’impiego delle persone
e Bibliopea, dedicano la loro attenzione Carlo Ossola e Lodovica Braida. La seconda
parte della collettanea dal titolo Letteratura e comparatistica si sofferma su altre esperienze
e su altri filoni di ricerca dello studioso piemontese: dai problemi linguistici affrontati da
Claudio Marazzini, alla dotta dissertazione sulla Russiade offerta da Arnaldo di Benedetto;
dall’esperienza prussiana, tratteggiata da Sebastian Neumeister, a quella parigina, campo
d’indagine di Luca Badini Confalonieri. Infine, a Bianca Danna il compito di tratteggiare
il Denina comparatista. Chiude il volume l’utile catalogo della mostra allestita nella storica
sala dei Mappamondi a cura di Elena Borgi.

Pierangelo Gentile