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Una comunità «dentro» la storia. Meldola e la Romagna nell’Italia unita (1859-1911)

Maurizio Ridolfi
Cesena, Il Ponte Vecchio, 310 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2017

Si tratta del primo volume della storia di Meldola, piccolo comune della Romagna
(circa seimila abitanti nel periodo considerato: l’ambizione a divenire città, frustrata dallo
Stato Pontificio, sarà soddisfatta nel 1862), in un progetto che prevede di giungere ai
giorni nostri, ma si ferma qui al primo cinquantenario dell’unificazione. Non è tanto una
storia locale, quanto una storia «di comunità», come tale in grado di porre in evidenza
problemi non solo locali, ma nazionali ed europei: così si argomenta nella elaborata Introduzione,
che da subito mette il lettore alle prese con questioni storiografiche rilevanti.
Si seguono le tappe canoniche della realizzazione dell’Italia unita, dal Risorgimento alla
costruzione della politica e dell’amministrazione moderne, fino, dal 1904, a una insolita
– per il territorio romagnolo, attraversato dall’emergere di repubblicani, anarchici e
socialisti – e durevole conquista dello spazio amministrativo da parte dei cattolici sociali
– non clericali – da attribuirsi sia all’opera di personalità eminenti come don Giuseppe
Panzavolta, sia alla diffusione peculiare del patto mezzadrile.
Sembra interessante sottolineare qui due aspetti della ricerca storiograficamente rilevanti.
Da un lato, vi si delinea il ricomporsi (ma, allo stesso tempo, l’avviarsi al tramonto)
della società caratterizzata dal dominio dei notabili, secondo un «sistema consociativo
notabilare» – formula che appare in vari passi del volume – che lega persone, molte delle
quali descritte con vivace resa narrativa, e ne proietta gli interessi non solo in relazioni
private, ma in istituti comunitari come le banche, il teatro, la Società Operaia, o anche
la Società per il tramway. Spicca, in questo quadro, l’andamento evolutivo della Società
Operaia, da erede delle antiche «cameracce» pontificie e luogo di sociabilità popolare
influenzato dal paternalismo notabilare, a palestra di formazione per la partecipazione
alla nuova politica. In secondo luogo – e, in qualche misura, a completamento di quanto
detto sopra – la ricerca si focalizza spesso su riti, simboli, liturgie della nuova e vecchia
politica, sottolineando forme di sincretismo, alcune delle quali, se non esclusive, comunque
tipiche del caso di studio: come quella legata al nome Giuseppe, che unisce nel culto
il santo, Mazzini e Garibaldi. Ampio, durevole e pervasivo, anche al di là dei confini
delineati dall’appartenenza politica, è l’omaggio tributato dalla comunità con vari mezzi
– parole, lapidi, monumenti – al concittadino Felice Orsini.
Tali interessanti escursioni nel mondo della liturgia patriottica – e dell’estetica politica
– sono arricchite dall’attenzione al legame tra appartenenze ed esibizione di colori,
con variabili suggestive quali il trascolorare del popolo cattolico dal nero clerico-papalino
al bianco del moderno cattolicesimo sociale: si tratta di un campo d’interesse nel quale l’a.
ha già dato vari contributi originali.

Paola Magnarelli