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Una democrazia possibile. Politica e territorio nell’Italia contemporanea

Marco Almagisti
Roma, Carocci, 388 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2016

Ponendosi in una posizione agli antipodi rispetto a chi legge l’Italia come «paese
mancato», l’a. propone, da scienziato politico, una lettura storica dell’esperienza repubblicana
italiana radicata nel suo essere l’unica Repubblica parlamentare e democratica
dell’Europa meridionale per un lungo periodo del dopoguerra. Una suggestione però
poco approfondita nel volume, che invece ci invita a riflettere sulla qualità della democrazia
in Italia, analizzando in particolare il tema del radicamento delle culture politiche e il
modo in cui le linee di frattura che attraversano la società e la politica italiane siano state
gestite tramite strumenti di ancoraggio alle istituzioni.
L’a. articola una riflessione che parte dai principali elementi di conflitto che attraversano
il paese, analizzando quando e come si sviluppano, e sceglie, per approfondire questo
tema, due punti di osservazione diversi, ma complementari, quali il Veneto e la Toscana.
Questa scelta ha il vantaggio di permettere un maggiore approfondimento dei problemi
affrontati e anche di verificare in maniera comparata come nei diversi contesti le linee
di frattura e le strutture di ancoraggio democratico si articolino diversamente. Tuttavia,
essa contiene qualche elemento di debolezza nel non dar conto di questi sviluppi in aree
rilevanti, e non assimilabili a quelle scelte, del paese.
Il testo si articola in cinque capitoli. Inizialmente, l’a. illustra quale sia la letteratura
politologica di riferimento per la costruzione del suo quadro analitico. Negli ultimi tre
capitoli, analizza invece in particolare i rapporti tra società e istituzioni, con riferimento
alle regioni considerate, a partire da una duplice prospettiva temporale. Nel terzo capitolo
propone una riflessione di lungo periodo, che porta a identificare uno snodo importante
per la definizione del quadro socio-politico di queste regioni al tempo della Controriforma,
per poi giungere fino a una riflessione sulle istituzioni nell’Italia liberale e fascista. Nel
quarto e nel quinto capitolo, invece, approfondisce lo sviluppo dell’esperienza toscana e
veneta in tempi più recenti, con riferimento particolare agli anni successivi alla seconda
guerra mondiale.
Particolarmente interessante, nell’ultimo capitolo, l’analisi della transizione degli
anni ’90 dove la comparazione tra le due regioni permette di osservare da una parte come
alcuni elementi di lungo periodo riemergano più in Veneto che in Toscana, e dall’altra,
invece, come l’elezione diretta dei sindaci abbia effetti opposti nelle due regioni. In questo
modo l’a. offre spunti non scontati per una lettura più ampia della transizione degli
anni ’90 nell’intero paese e indica possibili nuove prospettive di ricerca che permettano di
verificare ulteriormente, e per l’intero quadro nazionale, le sue ipotesi.

 Giulia Albanese