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Una terra di intersezioni. Storia e istituzioni della Palestina di età moderna

Felicita Tramontana
Roma, Carocci, 159 pp., € 17,00

Anno di pubblicazione: 2015

Questo volume colma una lacuna storiografica italiana, presentando una sintesi della
storia dell’area siro-palestinese nei secoli XVI-XVIII prevalentemente da una prospettiva
di storia socio-economica, con una attenzione precipua alla storia (antica e moderna)
delle comunità cristiane. L’a. aspira a muoversi all’interno di un duplice orizzonte: da un
lato, intende ridiscutere il paradigma interpretativo che ha presentato l’Impero ottomano
come un lungo periodo negativo e rivalutare la cooperazione delle élite arabe con l’amministrazione
ottomana (p. 10). Dall’altro, si concentra sulle dinamiche di potere e di
amministrazione locale di questa «lontana» provincia dell’Impero tra il XVII e il XVIII
secolo. L’intenzione sarebbe di gettare le basi per comprendere meglio le vicende del secolo
successivo, quando la storia di questa regione ha cominciato a intersecarsi con quella
delle varie potenze europee.
Il volume è diviso in quattro capitoli non perfettamente integrati, ma tutti interessanti
e certo complementari. Il primo è parzialmente diverso dagli altri ed è forse l’unico
che affronta in maniera completa la storia dello sviluppo amministrativo ed economico
della zona israelo-palestinese dall’epoca della conquista ottomana (1516), allora un territorio
molto più ampio di quello inteso oggi con questa espressione. Il capitolo racconta
una realtà complessa e diversificata, inscindibile da un punto di vista amministrativo e
culturale dall’Egitto o dalla Siria (p. 43), che, ancora alla vigilia dell’età dei nazionalismi
non sembra avere sviluppato una precisa identità nazionale locale (palestinese). In questo
senso, appare in parte fuorviante il titolo del volume, che richiama un territorio oggi molto
più ristretto rispetto a quello di cui si tratta invece in questo capitolo (e nel volume),
mentre emerge con chiarezza la dimensione di crocevia di questa zona.
I tre capitoli successivi affrontano da angolature diverse il tema della presenza cristiana
in queste zone, con lunghi excursus e frequenti riferimenti all’epoca antica. Molto
ridotti sono i riferimenti alle comunità ebraiche. Il secondo capitolo si sofferma su questi
aspetti da un punto di vista socio-economico; il terzo affronta il tema dei conflitti interreligiosi
all’interno della comunità cristiana, riproponendo nuovamente lunghi excursus
sulla storia antica delle varie denominazioni cristiane. Il capitolo si conclude con il ruolo
dei missionari sulla scacchiera coloniale mediorientale, un tema di per sé molto noto;
infine, come recita il titolo, il quarto capitolo ripropone la prospettiva della Custodia di
Terra Santa sugli stranieri che circolavano in Palestina in età moderna. Anche qui, numerosissimi
sono i riferimenti alle epoche precedenti.
La bibliografia è molto ricca e aiuta a compensare la prevalenza di fonti primarie
provenienti da archivi di istituzioni religiose cristiane (con l’eccezione dell’archivio della
corte islamica di Gerusalemme). Sarebbe stato utile un piccolo glossario per il lettore
che non ha familiarità con termini ottomani (e/o arabi) legati all’amministrazione e alla
gestione del potere.

 Marcella Simoni