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Uomini e polvere. Lavoro e produzione alla Carburo di Calcio di Terni (1896- 1922)

Daniele Natii
Roma, Aracne, 228 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2016

Pubblicato nella collana «Mnemosyne. Politica ed economia nella storia», che si avvale
di un qualificato comitato scientifico, il volume – rielaborazione della tesi di laurea
dell’a. (premiata dalla Fondazione Istituto Gramsci) e i cui contenuti erano già stati in
parte pubblicati in un saggio apparso nella rivista «Economia e lavoro» – è un riuscito
esempio di come anche la storia di una singola impresa industriale possa essere tracciata
senza perdere di vista riferimenti teorici e modelli economici e sociali; e, pure, utilizzando
e integrando fonti aziendali e operaie.
Oltre a Introduzione e Conclusioni, il libro è articolato in nove capitoli, divisi in
tre parti, nei quali l’a., analizzando il caso specifico dell’organizzazione del lavoro negli
stabilimenti della Società Italiana per il Carburo di Calcio, evidenzia il fondamentale contributo
offerto dal fattore lavoro all’industrializzazione italiana tra ’800 e ’900. E lo fa dimostrando
come, grazie a produzioni che non richiedevano competenze tecniche di alto
livello, l’impresa riuscisse ad attingere dal circondario – solo nell’ultimo quarto dell’800
investito dal fenomeno dell’industrializzazione – gran parte della manodopera, alla quale
richiedeva «semplicemente» adattabilità e resistenza allo sforzo fisico in ambienti di lavoro
non salubri. Alla Carburo è quindi praticamente assente l’operaio di mestiere, l’operaio
capace di acquisire conoscenze e competenze tramite l’apprendistato e di conservarle per
tramandarle. Rimanendo la sua componente operaia sostanzialmente legata alla terra e
alla campagna, l’impresa non adottò il modello di «fabbrica totale» – che, invece, sarà poi
fatto proprio dalla Società Terni – ma applicò un rigido sistema disciplinare gerarchico.
Queste considerazioni sono frutto della dettagliata ricostruzione dell’organizzazione
della produzione nei due stabilimenti di Collestatte (attivo dal 1897) e Papigno (attivo dal
1901), dei livelli salariali, delle gerarchie e della mobilità interna, dell’ambiente di lavoro
e della conflittualità, dell’origine, della provenienza e della composizione della manodopera,
compresa quella femminile e minorile.
Il volume è tanto più significativo perché dedicato a un’impresa che, prima in Italia,
avviò la fabbricazione di un nuovo prodotto, il carburo di calcio facendo leva sulla
disponibilità locale di materie prime – calcare, forza motrice idraulica e manodopera – a
basso costo, e nel volgere di pochi anni cambiò il suo programma industriale, ma non le
relazioni di fabbrica, utilizzando lo stesso carburo per realizzare calciocianamide, mentre
l’energia elettrica non assorbita dagli impianti veniva venduta alle imprese distributrici
dell’Italia centrale. Queste caratteristiche, così come la politica commerciale, sono solo accennate,
mentre sembrano fuorvianti le date riportate nel sottotitolo, 1896-1922, perché,
quantunque coincidenti con il periodo di attività della Società Carburo, fanno ipotizzare
che l’analisi sia riferita a un periodo più ampio di quel 1901-1908 che, purtroppo, le fonti
disponibili consentono all’autore.

 Gianni Bovini