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Valeria Galimi – L’antisemitismo in azione. Pratiche antiebraiche nella Francia degli anni Trenta – 2006

Valeria Galimi
Milano, Unicopli, 335 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2006

Questo importante studio sull’«antisemitismo in azione» in Francia, nell’ultimo decennio di esistenza della Terza Repubblica, non solo colma una lacuna storiografica, ma segnala anche originali percorsi di ricerca e offre preziose indicazioni di metodo a chiunque voglia oggi interessarsi alle pratiche messe in opera da formazioni, gruppi, circoli, leghe, che si sono serviti (e ancora si servono) del pregiudizio antiebraico come fondamento o parte sostanziale del loro agire politico. Galimi ? a partire soprattutto da carte depositate presso l’Archivio di Prefettura di polizia di Parigi, incrociate con fondi del Ministero dell’Interno ? ne coglie la presenza, i caratteri e le trasformazioni, così come l’impatto sull’opinione pubblica e sui poteri costituiti, ben consapevole di quanto sia importante «non circoscrivere l’attenzione alla sola produzione ideologica e al ?discorso antisemita?» (p. 17). Analizza dunque scritti o dichiarazioni che hanno esplicita funzione d’intervento nello spazio pubblico, in quanto finalizzati ad attaccare il sistema democratico e le istituzioni repubblicane, perché favorevoli ad una riforma dello Stato in senso antiparlamentare e corporativo. L’autrice ricostruisce brillantemente i tratti costitutivi dei «professionisti» dell’antisemitismo, risale alla loro estrazione sociale e culturale, riesuma stime sul loro numero e la loro presenza, studia con perspicacia il loro lessico sottolineandone la valenza identitaria. Individua inoltre ? in una ricca mappatura della stampa quotidiana e delle riviste d’opinione, dell’editoria e della pubblicistica ? alcuni «luoghi di produzione» ? laboratorio; e propone alcuni «momenti» esemplificativi (il «nuovo» affaire Dreyfus; la recrudescenza della violenza con l’arrivo di esuli dal Terzo Reich; l’affaire Stavisky; le sommosse antiebraiche in Algeria). L’esame delle pratiche antisemite, che non tralascia manifestazioni di piazza, riunioni interne e comizi dei movimenti, porta a evidenziare elementi di permanenza, ricorrenza, ristrutturazione e adattamento di motivi antichi (la vicenda Dreyfus, l’eredità Drumont, il mito della cospirazione ebraica internazionale) in contesti nuovi (segnati, per esempio, dall’ondata migratoria dall’Europa orientale o dalla vittoria del Fronte popolare e dalla formazione del governo di Léon Blum), così come il ricorso a tematiche sempre più legate all’attualità (il «giudeo-bolscevismo», il sionismo, la «scienza» della razza). La diffusione e penetrazione del pregiudizio, la sua capillarità e persistenza, risiedono proprio nella capacità di «trasposizione di materiali preesistenti, già familiari all’opinione pubblica», in un contesto evenemenziale rinnovato (p. 21). Le pagine finali propongono una equilibrata riflessione, più che mai attuale, sulla debole reazione degli apparati dello Stato di fronte al diffondersi delle pratiche antiebraiche, e la conseguente assuefazione della collettività, con la breve parentesi del decreto-legge Marchandeau (21 aprile 1939), che stabilì il divieto di pubblicare «scritti diffamatori» che mirassero «a colpire sia una collettività razziale, che una collettività religiosa, allo scopo di incitare all’odio i cittadini» (p. 316).

Antonella Salomoni