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Valeria P. Babini – Il caso Murri. Una storia italiana – 2004

Valeria P. Babini
Bologna, il Mulino, pp. 309, euro 21,00

Anno di pubblicazione: 2004

A seguire il dibattimento che si svolge di fronte alla Corte di Assise di Torino, tra il febbraio e l’agosto 1905, c’è una consistente rappresentanza della stampa internazionale oltre a quella nazionale al gran completo: ?tutti pronti a spedire, con i veloci mezzi del telegrafo e del telefono, i resoconti di questo processo italiano che sembra oscurare ogni altro avvenimento della politica? (p. 159). L’espressione è forte, ma efficace nel descrivere il clima di strumentalizzazione ideologica e politica che trasforma l’assassinio di Francesco Bonmartini ? marito di Linda Murri ? per mano di Tullio Murri da episodio di cronaca nera della Bologna d’inizio secolo nel caso giudiziario più discusso dell’Italia giolittiana. Il coinvolgimento indiretto della figura di Augusto Murri ? il padre di Linda e Tullio, condannati rispettivamente come mandante ed esecutore dell’omicidio ? clinico di fama, esponente di spicco della cultura positivista, laica e democratica dell’Italia di fine Ottocento, è sfruttato spregiudicatamente a dimostrazione degli effetti nefasti di una educazione laica e razionalista. L’operazione è iniziata molto prima, appena diffusa la notizia, per iniziativa del foglio clericale bolognese «L’Avvenire d’Italia» e coinvolge per oltre tre anni la stampa quotidiana e non, che finisce per battere la strada di una inchiesta parallela a quella della magistratura, in grado di fornire in anticipo al lettore nuovi particolari su quello che assume i tratti di un vero e proprio romanzo popolare.
Il valore del volume sta ? a parte qualche indulgenza forse eccessiva sulle pieghe psicologiche della vicenda ? nella ricostruzione puntuale del senso storico, culturale e sociale della grande operazione mediatica e politica che punta a mettere sotto accusa molti dei valori che ?avevano costituito l’asse portante del processo di formazione e crescita della nuova nazione? (p. 240): scienza, positivismo, visione laica del mondo, e naturalmente alcune loro declinazioni politiche come il radicalismo e il socialismo. Si tratta di fatto di un ?processo a un secolo che muore? in cui il principale imputato pare essere proprio la scienza nelle sue molteplici declinazioni: la scienza medica in primo luogo, che nella seconda metà dell’Ottocento aveva fatto dell’educazione all’insegna del motto mens sana in corpore sano la parola d’ordine della rigenerazione fisica e morale della popolazione. Nei tre anni dell’inchiesta la ?religione della scienza? viene additata come la principale responsabile della degenerazione dei costumi e del travolgimento di ogni valore e ordine morale, e il giudizio negativo sulla scienza medica ? ed in particolare sulla psichiatria ? viene ulteriormente amplificato nel corso del dibattimento dallo scontro tra i periti che non riescono ad offrire un contributo decisivo per uscire dal campo delle congetture. Che si tratti tuttavia solo di una battuta d’arresto temporanea è simboleggiato dalle pagine di esordio del libro, in cui il professor Murri torna in cattedra all’Università di Bologna dopo due anni di assenza e ribadisce di fronte ad un folta platea la sua incrollabile fiducia nel metodo scientifico e nel culto della verità.

Emma Mana