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Valerio Castronovo (a cura di) – Storia dell’economia mondiale, La modernizzazione e i problemi del sottosviluppo – 2001

Valerio Castronovo (a cura di)
Roma-Bari, Laterza, pp. 546, euro 38,73

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume è il quinto della Storia dell’economia mondiale a cura dello stesso Castronovo e copre essenzialmente l’?Età dell’oro?, ovvero quel periodo della storia economica contemporanea che va dalla seconda guerra mondiale alla prima crisi petrolifera (1973), e che è così chiamato per gli elevati tassi di crescita realizzati nei paesi sviluppati dell’Ocse, ma anche in aree periferiche ?in ritardo? come la Corea. Quasi tutti i saggi, tuttavia, coprono anche gli anni ’80, nei quali il processo di convergenza delle economie ha rallentato, in particolare in America Latina e nel continente africano, che hanno anzi registrato proprio in questo decennio una prima fase di divergenza dal passo dei paesi più avanzati.
I saggi sono ben ventisette e hanno come unico denominatore possibile la nozione di ?modernizzazione?, intesa, in senso lato, come accelerazione del prodotto pro capite, come crescita della quota dell’industria sul prodotto totale, ma anche come nascita di nuove tecnologie legate alle spese in conoscenza (nel saggio di C. Antonelli); di nuove forme di impresa (nel saggio di F. Amatori); di nuovi consumi (nel saggio di G. Somogyi) e di nuove istituzioni internazionali (il sistema monetario internazionale di Bretton Woods nel saggio di B. Tew; il nuovo sistema di scambi internazionali, nel saggio di J.P. Thomas; l’unione economica europea nel saggio di A. Varsori; lo stato sociale, nel saggio di M. Ferrera).
Tre saggi ricostruiscono eventi essenziali per definire la periodizzazione, quello di R.L. Filippelli sul piano Marshall, quello di M. Pizzigallo sulle risorse energetiche e la crisi petrolifera e quello di I. Gough e N. Siegel sul debito pubblico e la crisi fiscale dello Stato. Gli altri saggi ricostruiscono le diverse esperienze nazionali con una notevole varietà di approcci, che, da una parte, riflettono le diverse tradizioni storiografiche locali, ma, dall’altra, non aiutano il lettore nella comparazione: Il miracolo economico tedesco (di U. Wengeroth), Il caso britannico di declino relativo di D. Aldcroft, La Francia di Monnet e Schumann di F. Bédarida, L’economia italiana del dopoguerra (1945-1963) di G. Mori, Le economie nordiche di L. Mjoset, Gli Stati Uniti alla testa della economia mondiale di N. Salvatore; La performance economica del Giappone, di K. Yamamura. Altri saggi affrontano assai opportunamente casi meno frequentati dalla pur copiosa letteratura esistente sul secondo dopoguerra: C. Boffito ricostruisce le vicende della economia sovietica e il Comecon, E. Masi la Cina di Mao, E. Sridharan l’India e il Commonwealth, M. Carmagnani l’America latina e C. Coquery-Vidrovitch la decolonizzazione dell’Africa. Manca un saggio sulla esperienza coreana, che decolla alla fine degli anni ’60 e va in crisi alla fine degli anni ’80, che avrebbe opportunamente completato il bel quadro delle esperienze fuori dell’Ocse contenuto nel volume.

Renato Giannetti