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Valerio Castronovo – L’avventura dell’unità europea – 2004

Valerio Castronovo
Torino, Einaudi, pp. VII-330, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2004

Agli esordi del nuovo millennio la costruzione europea, come ci ricorda l’autore nell’ultimo capitolo di questo lavoro, attraversa una fase cruciale della sua storia. Mentre l’allargamento a Est è ormai avviato, l’adozione di una costituzione e la revisione del Patto di stabilità sono oggetto di una serrata discussione all’interno dell’Unione Europea che, lungi dalle previsioni ottimistiche del Consiglio di Lisbona del 2000 (quando si profetizzò che nel giro di dieci anni l’Europa sarebbe diventata l’area più dinamica e competitiva del pianeta), segna il passo sul fronte della crescita economica.
Questo saggio, basato essenzialmente su letteratura secondaria, dopo aver ripercorso velocemente ? senza la pretesa di apportare grosse novità sul piano storiografico ? le tappe fondamentali dell’avventura europea dalle origini alla caduta del comunismo, analizza con più attenzione l’ultimo quarto di secolo e il passaggio dalla Comunità all’Unione. Pur essendo eminentemente indirizzata ad esplorare la dimensione economica del processo d’integrazione europea, l’opera non disdegna l’analisi di altre dinamiche che ne hanno favorito, o rallentato, l’attuazione. Ne viene fuori un lavoro equilibrato, con l’autore attento a evitare sia il rischio della retorica europeista, sia la trappola opposta.
L’evoluzione della Comunità Europea è sempre stata, dalla nascita della CECA in poi, un susseguirsi di ?frenate? e di ?rilanci?; uno strano impasto tra l’idealismo federalista del Manifesto di Ventotene e il realismo funzionalista di Jean Monnet; una via di mezzo tra l’I want my money back della Thatcher e il consolidarsi, sull’onda della tragica memoria condivisa di un secolo di guerre fratricide, dell’asse franco-tedesco. Ma tale asse ha funzionato perché rispondeva agli interessi nazionali degli ex ?nemici?. La Francia investì sul progetto europeo per tentare un recupero, almeno parziale, della perduta grandeur; la Germania, pur di uscire dalla condizione di ?minorità? politica in cui l’aveva messa la guerra, non esitò a offrire in pegno all’Europa la sua potenza economica. E proprio all’indomani dell’unificazione tedesca e dell’?onesto baratto? con cui Kohl ?si prese tutta la Germania dando in cambio a Mitterand metà del Deutsch Mark? (p. 89), la storia della costruzione europea giunse al suo apogeo. Iniziò la rincorsa alla moneta unica e il sogno di un sistema economico capace di competere a tutto campo con gli USA. Con l’avvento dell’euro, però, si scoprì che la strada da percorrere era tutta in salita.
Sotto questo profilo l’analisi è impietosa. Non solo Castronovo sottolinea la pochezza diplomatica e militare dell’UE (rivelata ultimamente dalle divisioni circa l’atteggiamento da adottare nei confronti della lotta al terrorismo e dalle discussioni sui modi con cui procedere all’allargamento) e il suo ?deficit? interno di democrazia. A uno storico dalla spiccata sensibilità economica come lui non sfugge un ulteriore elemento di debolezza, ossia la mancanza, accanto alla Banca Centrale europea, di un’interfaccia in grado di coordinare la politica monetaria di Francoforte con le politiche economiche e le riforme strutturali da perseguire nell’ambito dell’UE. Solo colmando questa lacuna la ?vecchia Europa? potrà scongiurare il rischio della marginalità.

Giuseppe Telesca