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Valerio Castronovo – L’Italia del miracolo economico – 2010

Valerio Castronovo
Roma-Bari, Laterza, 158 pp., Euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il libro ha un taglio di alta divulgazione che coniuga la riflessione storiografica con l’informazione e che sceglie la storia economica come chiave interpretativa principale rispetto a quella politica e sociale.Delle due letture, già presenti tra i protagonisti dell’epoca, quella che evidenzia la centralità degli squilibri sociali e territoriali e l’altra che pone l’accento sulla crescita e sullo sviluppo, Castronovo privilegia la seconda.Rispetto alle interpretazioni che spiegano il miracolo enfatizzando il ruolo del basso costo della manodopera e la debolezza dell’intervento statale sul prelievo fiscale, sui diritti del lavoro e sulla tutela del territorio, l’a., pur non sottovalutando questi aspetti che ritiene però insufficienti a spiegare da soli il fenomeno, sposta l’attenzione su altri temi: sul ruolo dell’innovazione tecnologica e organizzativa (di processo e di prodotto) importata attraverso il piano Marshall, sulle scelte strategiche che favorirono l’accessibilità e l’abbondanza delle fonti energetiche (termoelettriche e metano), e soprattutto sulle politiche monetarie, con il contenimento del costo del denaro, l’aumento del risparmio disponibile e la vigilanza sulla stabilità monetaria da parte della Banca d’Italia.Sottolinea, inoltre, una duplice complementarietà che aiutò a generare il boom. In primo luogo la «simbiosi» (p. 35) tra pubblico e privato, dove il primo metteva a disposizione l’industria di base mentre il secondo quella dei beni durevoli di massa. In secondo luogo l’integrazione tra la grande e la piccola impresa, dove quest’ultima «funzionava da retrovia dei principali complessi industriali» (p. 43).Gli anni ’50 assumono un ruolo centrale nella spiegazione di Castronovo, anche grazie a una rivalutazione della politica economica dei governi centristi che «fu più complessa e comunque più espansiva di quanto comunemente si è portati a credere» (p. 41), fornendo così le basi del successivo sviluppo. In questa congiuntura la componente della domanda interna svolse un ruolo trainante, su cui si innestò, a partire dal 1958, la componente della domanda esterna che permise il decollo, definendo per la fase successiva un modello exported led, in cui un ruolo strategico assunse l’adesione alla Cee.Ma questo modello, che pure faceva i conti con forti squilibri territoriali e sociali, poté funzionare solo grazie al lavoro e all’impresa italiana. Da una parte la parsimonia, sommata alla tenace, paziente e vigorosa operosità di due generazioni di italiani, dall’altra il variegato mondo industriale di cui l’a. traccia un denso e virtuoso profilo prosopografico nel terzo capitolo: le vecchie famiglie del capitalismo privato, i tecnici cresciuti nella scuola dell’Iri, una nuova leva di piccoli imprenditori, self help di provincia.In questo quadro, fatto più di luci che di ombre, l’a. rileva una sorta di scarto tra i processi di crescita in corso e la percezione del ceto politico. L’immagine del miracolo è oscurata dalle proiezioni ideologiche e culturali del Pci e della stessa Dc, costruite sull’attesa della crisi strutturale del capitalismo per il primo, e su una dimensione comunitaria, rurale e provinciale per la seconda.

Salvatore Adorno