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Victoria Johnson, Jane F. Fulcher, Thomas Ertman (a cura di) – Opera and society in Italy and France from Monteverdi to Bourdieu – 2007

Victoria Johnson, Jane F. Fulcher, Thomas Ertman (a cura di)
Cambridge, Cambridge University Press, 406 pp., s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2007

La chiave di lettura principale di questo corposo volume collettaneo sul teatro d’opera in Francia e in Italia – così almeno scrive Craig Calhoun nella premessa – va individuata nel riferimento apparentemente un poco eccentrico a Pierre Bourdieu che compare nel titolo e alla cui memoria il libro è dedicato. Se al lettore che affronta le prime due parti del volume, dedicate rispettivamente alla rappresentazione del sociale e del politico nei lavori operistici e alle basi istituzionali della produzione e della ricezione dell’opera, questa centralità appare tutto sommato poco marcata, il tema dell’impatto di Bourdieu sui nuovi studi relativi all’opera diventa invece centrale nella terza parte, quella più teorica e metodologica che completa e arricchisce il lavoro.Le intenzioni dei tre curatori, due sociologi della musica, Johnson e Ertman, e una musicologa, Fulcher, è infatti sia quella di offrire – attraverso alcuni affondi di ricerca che coprono i quattro secoli della storia del genere – una sorta di mappatura tematica e dei punti di vista sviluppatisi negli studi in anni recenti, sia di proporre suggerimenti ulteriori di percorso per le ricerche future. Ed è qui che il lavoro del sociologo francese sul funzionamento del campo artistico, fino ad oggi molto meno presente negli studi sull’opera rispetto ad altri punti di riferimento come Adorno, Foucault o Raymond Williams, viene individuato come possibile fonte di nuovi approcci anche sulla «esperienza sociale» dell’opera.Ciò che emerge chiaramente nell’insieme dei saggi è la vitalità rintracciabile oggi in questo filone di indagine soprattutto in termini di interdisciplinarietà. In qualità di genere strutturalmente multimediale l’opera come fenomeno sociale e culturale ha infatti sollecitato negli ultimi due decenni – una volta superate le frontiere di un approccio puramente critico-stilistico – una sorta di divisione del lavoro tra competenze analitiche proprie di settori diversi (ai musicologi si affiancano sempre più spesso storici – qui troviamo William Weber e Christophe Charle -, sociologi, letterati, filosofi) e nel contempo un’originale convergenza di percorsi che ritroviamo ben rappresentata all’interno del volume. Due le principali direzioni di lettura intorno a cui vengono raccolti i saggi: una più culturale, l’opera come luogo di produzione e diffusione di significati; la seconda più sociale, attenta a ricostruire le condizioni materiali dell’esperienza operistica. Emergono così due mondi dell’opera, quello italiano e francese, molto diversi nella configurazione istituzionale e nelle condizioni produttive ma anche profondamente collegati da fili transnazionali, oltre che accomunati da una presenza forte, nella vita civile come nella produzione culturale nazionale, di questo genere semioticamente instabile, così lo definisce qui Jane Fulcher, eppure capace di rappresentare, di rafforzare, anche di contestare il reale attraverso una inimitabile combinazione di linguaggi artistici diversi.

Carlotta Sorba