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Vladimiro Flamigni e Maurizio Ridolfi (a cura di) – Cento anni di camera del lavoro. Immagini e documenti sulla storia del mondo del lavoro nel territorio di Forlì e Cesena – 2002

Vladimiro Flamigni e Maurizio Ridolfi (a cura di)
con testi di Pietro Bellucci, Tamer Favalli, Massimo Lodovici e Mario Proli, Ces

Anno di pubblicazione: 2002

Sette braccianti in piazza (p. 89). Nessuno di loro guarda in macchina; tutti hanno lo sguardo rivolto verso un punto più alto della linea degli occhi, forse un oratore su un palco durante un comizio. I più anziani hanno il cappello, uno ha una camicia da lavoro quadrettata larga, tutti gli altri giacca e camicia bianca. Nessuno ha la cravatta, ma uno degli anziani, al centro della foto, con gli occhi socchiusi e la fronte aggrottata, ha il classico fiocco nero degli anarchici. I due più giovani hanno uno sguardo fiero, assorto, entrambi a testa scoperta, il ?ciuffo? di capelli all’indietro, una camicia bianca che spicca nella foto in bianco e nero. Uno dei due è in primo piano nella foto, le braccia sui fianchi, i pugni chiusi, l’aria attenta e determinata.
Nella pagina seguente, sotto la didascalia ?Le nostre radici: i mezzadri cesenati?, un’altra foto di lavoratori a un comizio. La folla è molto più numerosa e compatta, ma anche qui in primo piano sono distinguibili sette personaggi, e le differenze sono evidenti. Tutti coloro che non hanno il collo del cappotto chiuso da una sciarpa (è inverno) hanno una cravatta, vestiti di taglio migliore e più elegante, perfino un vistoso collo di pelliccia sul cappotto di quello più a sinistra nella foto.
Potremmo continuare a lungo nella lettura di queste immagini, ed è proprio quello che ci suggeriscono di fare i curatoti di questo agile ed elegante volumetto. Il loro tema, la storia di una camera del lavoro territoriale, è un classico degli studi di storia del movimento operaio; ma solitamente il taglio è quello di una ricostruzione affidata soprattutto alla parola scritta, al filo narrativo e interpretativo di un racconto che espone e spiega gli snodi, le scelte, le relazioni, i rapporti, i significati di processi di conflitto e di integrazione che hanno segnato profondamente la storia contemporanea.
Di solito, in volumi di questo tipo, le immagini, che tendono ora sempre più ad essere presenti, hanno una funzione meramente illustrativa, lontanissima dai tentativi, finora piuttosto limitati da noi, di usarle come materiale vero e proprio del racconto storico. Il volume di Flamigni e Ridolfi, pur non essendo volto a questo ultimo scopo, dimostra tuttavia una sensibilità particolare per l’uso delle immagini. Riccamente presenti, sono commentate con cura estrema, con abbondanza del tutto insolita di riferimenti e di apparati interpretativi, e costituiscono così un elemento essenziale di un nuovo filo narrativo che si affianca alla tradizionale ricostruzione storica, presente nelle parti iniziali e finali del volume.
Mancano alcuni elementi essenziali per definire un nuovo modo, auspicabile, ma finora pochissimo praticato, di uso delle immagini nella ricerca storica, come il riferimento alla provenienza, all’autore, alla committenza, e via dicendo; ma qui si sconta probabilmente la situazione tuttora estremamente arretrata della sensibilità e delle politiche di archiviazione e catalogazione del materiale fotografico storico, solo da pochi anni assurto a una qualche considerazione come ?bene culturale?.

Luigi Tomassini