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Warren I. Cohen – Gli errori dell’impero americano – 2007

Warren I. Cohen
Roma, Salerno Editrice, 264 pp., Euro 14,50 (ed. or. Oxford, 2005)

Anno di pubblicazione: 2007

In questo volume Warren Cohen prende in esame la politica estera statunitense nei quindici anni trascorsi dalla fine della guerra fredda. Lo fa illustrando le principali scelte delle amministrazioni di Bush sr., di Clinton e di Bush jr., ed esaminando il dibattito politico e intellettuale post 1989 sulla natura e le prospettive del sistema internazionale. Il filo conduttore che lega le diverse parti del libro è rappresentato dall’immensa difficoltà, sia per gli analisti sia per i politici, di comprendere la trasformazione determinata dalla fine della guerra fredda. Per quanto oppressive, le certezze politiche e geopolitiche del bipolarismo 1945/1989-91 rendevano facilmente intelligibile il quadro internazionale e relativamente semplici le scelte e comportamenti. Il dopo guerra fredda, invece, si è rivelato complesso, mutevole e sistemicamente instabile, e ha finito per smentire gran parte delle previsioni formulate nei primi anni ’90: non si è tornati al multipolarismo, ma l’unipolarismo statunitense si è rivelato spurio e contraddittorio; non vi è stato il declino degli Stati Uniti, ma alcuni elementi di fragilità del modello statunitense si sono ulteriormente acuiti; processi d’interdipendenza si sono intensificati, senza che si stemperassero consolidate tensioni interstatuali; sono emerse faglie di frattura impreviste, pur in presenza di nuove forme d’integrazione regionale.Cohen offre un’analisi piuttosto convenzionale e strettamente centrata sul momento politico-diplomatico. Ricostruisce le scelte delle diverse amministrazioni statunitensi del dopo guerra fredda e le filosofie di politica estera che le ispirarono. Nel farlo dà un giudizio sostanzialmente positivo del cauto realismo di George Bush sr., che permise agli USA di «destreggiarsi abilmente sullo scenario internazionale» pur incidendo in modo «secondario» sui «grandi avvenimenti dell’epoca» (p. 54). Critiche sono invece riservate a George Bush jr. e, soprattutto, a Bill Clinton. Quest’ultimo viene infatti censurato per la sua disattenzione verso gli affari internazionali, sempre subordinati a considerazioni di ordine interno, la sua incoerenza e la sua incapacità di coordinare le tante posizioni presenti all’interno della sua amministrazione («I grandi presidenti degli Stati Uniti furono uomini capaci di tracciare la via. Se giudicato per le risposte date ai disastri umanitari, Clinton non potrà mai essere considerato uno di loro», p. 100).Due sono i limiti principali di questo volume. Il primo riflette tutta la difficoltà di fare una storia del tempo presente. Cohen ricostruisce quindici anni di politica estera statunitense. Si tratta di una ricostruzione precisa, ma che scivola inevitabilmente verso la semplice narrazione, se non, addirittura, la cronaca. In assenza di fonti primarie, sarebbe stato importante e utile esaminare il dibattito – con i suoi stereotipi, le sue previsioni e le sue prescrizioni – che a partire dai primi anni ’90 ha coinvolto politici, studiosi ed esperti. Questo dibattito è però analizzato in modo semplicistico e acritico, e si risolve di fatto in una scolastica elencazione delle posizioni espresse.

Mario Del Pero