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Will Irwin – Chiamati in azione. Francia 1944: la storia segreta delle forze speciali alleate – 2007

Will Irwin
Milano, Longanesi, 370 pp., Euro 18,60 (ed. or. New York, 2005)

Anno di pubblicazione: 2007

A partire dalla divulgazione della fluviale The Second World War, che valse a Winston Churchill, nel 1953, l’assegnazione – immeritata – del premio Nobel per la letteratura, la pubblicistica sull’ultimo conflitto mondiale ha costituito un fortunato e remunerativo filone editoriale, che non accenna a esaurirsi negli scaffali delle librerie.L’opera prima di Will Irwin si inserisce a pieno titolo in tale casistica, ricomponendo il mosaico di un’azione bellica tenuta secretata fino agli anni ’80. L’a., nato nel 1950 nello Iowa, dopo una carriera trascorsa nelle Special Forces dell’esercito statunitense, si è dedicato agli studi storici e ricopre il ruolo di consulente presso il Pentagono.Il volume riporta alla luce l’impresa dei trecento Jedburgh – probabilmente dal nome in codice assegnato al piano e derivato dalla città omonima scozzese – squadre speciali, ciascuna composta da tre soldati, provenienti dall’Office of Strategic Service (OSS) americano, dallo Special Operations Executive (SOE) inglese e dall’Armée Française de la Libération, che vennero paracadutate, nel luglio del 1944, vicino alla città bretone di Briec-de-l’Odet, per affiancare e proseguire l’operazione Overlord.I veterani sopravvissuti fecero la loro prima rimpatriata a Parigi, nel 1984 e da allora hanno continuato a radunarsi periodicamente in varie parti del mondo. L’a. racconta la storia di diciotto di quei Jedburgh, mescolando generi disuguali, dalla storia orale, alla storia militare, alla memorialistica dei reduci, con un montaggio da fiction televisiva. La narrazione è densa di riscontri documentali provenienti dalla sede londinese dell’OSS, ma risulta carente di qualsiasi riflessione storiografica sulle tematiche affrontate.Il lavoro di Irwin deve molto a due pubblicazioni pionieristiche di Robert Ford: Fire from the forest: the SAS Brigade in France, 1944 (London, 2003) e Steel from the sky: the Jedburgh Raiders, France 1944 (London, 2004), anche se, a nostro avviso, la migliore ricostruzione, sul versante francese, è quella di Anne-Aurore Inquimbert, con Les équipes Jedburgh, juin 1944-décembre 1944 (Panazol, 2006).A differenza delle opere sopra citate, in questa viene data la parola direttamente ai protagonisti, mettendo in rilievo come la loro missione fosse stata quella di addestrare e armare i maquisard, per progettare azioni di sabotaggio e di guerriglia, allo scopo di coprire l’avanzata degli Alleati. Le forze speciali «ebbero un ruolo chiave nel far succedere tutto ciò e nell’effettuare un coordinamento così stretto tra gli sforzi bellici convenzionali e quelli non convenzionali che nessun altra misurazione del loro successo sembra appropriata» (p. 273).Irwin sembra trascurare, invece, il fatto che i francesi puntassero sulle gesta della Resistenza non solo per ragioni militari, ma anche politiche, dato che volevano ripristinare la sovranità statale, prima che s’instaurasse, sul loro suolo, un governo provvisorio alleato. Risiede anche in ciò, probabilmente, la mancata traduzione oltralpe del libro e la scarsa attenzione riservatagli dalle riviste specializzate.

Giuseppe Caramma