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CFP: Abitare nel boom. Casa, famiglia e cibo negli anni del miracolo economico

La questione dell’abitare è un oggetto di studio complesso che richiede un approccio multidisciplinare per penetrare efficacemente nelle sue molteplici dimensioni e nelle sue numerose sfaccettature. Tematica che diviene ancor più articolata se riferita agli anni del boom economico, con l’impetuoso sviluppo delle città e il parallelo dissanguamento demografico delle aree più arretrate del paese. Sui cambiamenti prodotti dal “miracolo” a livello economico, sociale e culturale la storiografia ha scritto molte pagine importanti, ma le modificazioni negli spazi e nelle forme dell’abitare, come anche nell’immaginario abitativo degli italiani, restano ancora largamente da esplorare, specie nelle loro articolazioni geografiche e sociali.
La casa è certamente un elemento emblematico del miracolo economico e il desiderio di averla in proprietà è uno degli aspetti fondamentali – socialmente trasversale – della cultura del consumo all’italiana. Tra i temi che si vogliono approfondire attraverso questo ciclo seminariale vi è appunto quello dei canali di accesso alla proprietà dell’abitazione, degli attori sociali e istituzionali che entrano in gioco al riguardo, e delle diverse culture della casa in proprietà che si affermano in questo periodo.
Negli anni del boom gli spazi domestici sono sottoposti a profonde trasformazioni. All’evoluzione delle tipologie edilizie si accompagnano i cambiamenti degli interni. Tra gli ambienti maggiormente coinvolti spiccano i soggiorni e le cucine, che per molti aspetti rappresentano il centro vitale della casa. Cambiano l’organizzazione dello spazio, gli arredi e i materiali, nonché le forme d’uso. L’avvento degli elettrodomestici mette in discussione e contribuisce a ridefinire abitudini e stili di vita consolidati. Luoghi della riunione familiare intorno alla ritualità della mensa, ma spesso anche aperti alla dimensione dell’ospitalità, questi ambienti costituiscono un osservatorio privilegiato sulle trasformazioni sociali dell’epoca. Tra i temi del seminario figura dunque il cambiamento delle abitazioni, dei loro arredi e dei loro usi, in relazione a processi quali l’adeguamento degli alloggi e delle forme dell’abitare alle nuove esigenze del decoro cittadino, la modificazione delle strutture e dell’organizzazione familiare, le trasformazioni del servizio domestico, la dialettica tra vecchie e nuove norme che regolano la socialità e i rapporti di vicinato.
Al complessivo miglioramento delle condizioni di vita si accompagna, non solo nelle campagne ma anche in molti ambienti urbani, il permanere – e talvolta financo la crescita – di estese sacche di precarietà e marginalità abitativa. È questo un altro aspetto significativo dell’abitare negli anni del boom che il seminario intende approfondire. Ci interrogheremo inoltre sulle diverse concezioni dell’abitare dei ceti medi e delle classi popolari.
Ci proponiamo di verificare ad esempio quanto sia fondata la tesi secondo cui per queste ultime la casa è rifugio e fortezza che isola dalla dimensione pubblica e, nella sua separatezza, anche spazio di riposo e di rigenerazione; o quanto invece l’abitazione popolare sia caratterizzata da una permeabilità tra interno ed esterno dettata dalla configurazione degli alloggi e dalla carenza di spazi e servizi, ma alimentata anche da specifiche culture abitative che includono il cortile o la strada in una sorta di spazio domestico allargato. Per i ceti medi e borghesi appare cruciale piuttosto riflettere su come la casa, a partire dalla stessa suddivisione degli spazi interni, disegni – anche simbolicamente – i confini e le interrelazioni tra sfera pubblica e sfera privata; e su come attraverso gli arredi e gli oggetti domestici, nonché le pratiche del quotidiano e i rituali dell’ospitalità, si definiscano le identità sociali degli abitanti e le loro strategie di posizionamento nello spazio sociale.
Non vanno tuttavia trascurate le trasformazioni dell’urban landscape, che per molti versi – specialmente nell’ambito dei progetti dell’urbanistica riformista – dovrebbe rappresentare una sorta di integrazione o prolungamento esterno dello spazio abitativo. In questo senso, i richiami ad “abitare la propria città come una casa” rappresentano un tema significativo da indagare con attenzione. Tanto più che questi “prolungamenti” dello spazio privato permetteranno di imperniare le riflessioni su un gioco di “interni-esterni” di cui si hanno tracce precise nei film amatoriali che fanno parte del patrimonio documentario di questa proposta.
Molto spesso sono le donne le protagoniste principali di queste vicende. Donne che si interrogano su quali possano essere i nuovi spazi domestici del loro vivere in città, sospese tra il ricordo di una vita contadina e/o provinciale rassicurante ma senza speranze di emancipazione e il loro presente cittadino, spesso punteggiato dalle incertezze di condizioni economiche e abitative precarie, se non al limite dell’assoluta indigenza, in cui anche il tradizionale decoro della povertà sembra essere evaporato. Il tema di genere rappresenta una chiave di lettura importante, e una altrettanto significativa cartina di tornasole di questo ciclo di seminari. Negli anni del boom il modello familiare nucleare si afferma come indice di normalità, mentre lo spazio domestico diventa luogo di autorealizzazione; le donne italiane subiscono certamente il fascino, veicolato dai media, del modello americano di consumatrici-casalinghe e al tempo stesso rappresentano il ponte e la mediazione tra l’esterno (pubblico) e l’interno (privato).Tuttavia, a differenza del caso statunitense in cui molte donne sperimentano la privatezza uscendo dalla città e isolandosi nella tipica casa suburbana in cui sono “regine”, le italiane vivono spesso un allargamento delle relazioni sociali e una maggiore apertura al mondo esterno proprio grazie all’inserimento nell’ambiente cittadino.
Sulle disparità dell’abitare – molte delle quali preesistenti al boom – si specchiano i cambiamenti di cui solo alcuni ceti sociali possono godere e che sono rappresentati quotidianamente nella vetrina televisiva del boom economico: quel Carosello che mette in scena la modernità industriale dei consumi, che tanti italiani ancora non possono permettersi, ma destinata comunque a sedimentarsi rapidamente nell’immaginario collettivo della nazione. Un archetipo in cui specchiarsi, da emulare e da perseguire, ciascuno a suo modo in quella “rivoluzione lenta” e a diverse velocità che è il miracolo.
Su questo terreno intendiamo esplorare i nessi tra il tema dell’abitare e quello del cambiamento dei consumi alimentari che, grazie all’aumento della ricchezza negli anni del boom, giunge a toccare anche i ceti meno abbienti. Circoscritti e messi a fuoco i modelli di “desiderio alimentare” proposti nelle rappresentazioni cinematografiche, documentaristiche e pubblicitarie di quegli anni, è allora lecito domandarsi chi e in che misura è partecipe della “grande cuccagna”: per qualche italiano, si tratta di reali possibilità; per tanti altri, di un desiderio che sarà soddisfatto solo in seguito, ma che, tuttavia, ispirerà i comportamenti di consumo stimolando l’emulazione.
Il seminario di ricerca si articola in tre incontri. Il primo – dal titolo L’Italia del boom dietro la porta del frigorifero – si svolgerà a Parma il 21 dicembre 2016. Il programma della giornata è in via di definizione e sarà reso pubblico al più presto. L’incontro successivo si svolgerà a Roma il 27 febbraio 2017 e avrà come tema Le case del miracolo tra cambiamenti, persistenze e squilibri: modernizzazione domestica, culture abitative, precarietà alloggiativa. L’incontro conclusivo avrà sede a Torino il 27 marzo 2017 e sarà intitolato Case. Realtà, rappresentazioni, sogni. Per entrambi gli incontri è aperta una call for papers. Sono invitati a presentare una proposta di relazione, in italiano o in inglese, studiose e studiosi di diversa estrazione disciplinare (storia sociale, storia dell’architettura e dell’urbanistica, storia dei consumi e della cultura materiale ecc.) le cui ricerche riguardino i temi richiamati sopra. Sono benvenute proposte basate su approcci metodologici i più diversi, come pure letture comparative con esperienze estere.
Le proposte di relazione – di non più di 3000 battute – dovranno essere inviate, insieme a un breve profilo della propria attività scientifica, all’indirizzo email abitarenelboom@gmail.com entro l’8 dicembre 2016. Ai proponenti sarà data comunicazione dell’eventuale accettazione della loro proposta entro il 23 dicembre 2016. Tra i relatori selezionati il comitato scientifico individuerà la studiosa o lo studioso non strutturato, con meno di 40 anni, che potrà usufruire della borsa SISSCO di € 150.

 

Comitato scientifico: Daniela Adorni (Università di Torino, Coordinatrice); Bruno Bonomo (Sapienza Università di Roma); Giulia Carluccio (Università di Torino); Alberto Guenzi (Università di Parma); Patrizia La Trecchia (University of South Florida); Stefano Magagnoli (Università di Parma); Gabriele Rigola (Università di Torino); Paolo Simoni (Università di Padova – Home Movies Bologna).