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1917. L’inizio del secolo americano. Politica propaganda e cultura in Italia tra guerra e dopoguerra

Lorenzo Benadusi, Daniela Rossini, Anna Villari (a cura di)
Roma, Viella, 292 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume, risultato di un convegno organizzato dalle università di Bergamo e Roma Tre e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e svoltosi a Roma nel novembre 2017, discute il 1917 come momento periodizzante per l’approdo del «messaggio americano» (p. 7) in Europa e in Italia. Un messaggio che non sta tanto nel wilsonismo, la cui eredità per i decenni successivi e per il presente è opportunamente ridimensionata dai due saggi introduttivi di William Keylor e Federico Romero. Si tratta soprattutto dello sbarco sul vecchio continente del «secolo americano», qui scandagliato con molteplicità di approcci e spesso con efficacia nelle sue dimensioni politico-culturali come il primo atto di un processo che, in modo tutt’altro che lineare, giungerà a compimento nel secondo dopoguerra.
In questa chiave Daniela Rossini indaga la massiccia presenza della Croce Rossa americana in Italia come strumento di propaganda e braccio umanitario al servizio del wilsonismo e soprattutto di una prima penetrazione della cultura di massa d’oltre oceano, grazie alla modernità delle tecniche pubblicitarie mutuate dalle nascenti relazioni pubbliche di impresa. Analogamente Daniele Fiorentino mette a fuoco aspetti della presenza americana a Roma durante e subito dopo la guerra. Giornali in lingua inglese, diplomatici come Thomas Page e Harry Gay furono parte di un «attivismo americano» (p. 70) alimentato in parte dal Committee on Public Information che anticipa la public diplomacy successiva.
Uno sbarco militare e culturale, quello del 1917. Anna Villari offre un originale repertorio di immagini italiane dell’America tratto dai giornali di trincea dell’Ufficio stampa e propaganda e dalla stampa illustrata. Emilio Franzina indaga la complessa esperienza degli emigrati italiani negli Stati Uniti: molti furono richiamati al fronte come riservisti, mentre molti altri entrarono a far parte della American Expeditionary Force, alla ricerca di integrazione e piena cittadinanza. Mentre Lorenzo Benadusi, soffermandosi su Italia e Stati Uniti di fronte alla sfida della smobilitazione, sottolinea il ruolo della guerra come «detonatore» di conflitti pre-esistenti (p. 271).
Altri contributi sono più attenti alle reazioni delle élite italiane. Gerardo Nicolosi si sofferma sulla diplomazia italiana di fronte a Wilson; Andrea Frangioni indaga la ricezione della Società delle Nazioni tra i liberali italiani; Federico Mazzei mette a fuoco l’americanismo della classe dirigente popolare, «estranea all’anti-mito americano» (p. 98) dei decenni successivi; Andrea Guiso studia la lettura del sistema di governo americano da parte dei costituzionalisti. Frammenti di un quadro in cui forme di americanizzazione diffusa erano già in pieno svolgimento, come mostrano i saggi di Michela Nacci sulla ricezione del modello americano in Italia e Francia nella prima metà del ’900, di Stefano Rosso sulla diffusione del mito del Far West, e di David Ellwood sull’impatto dell’industria del cinema, che avrebbe condizionato le relazioni culturali euro-americane lungo tutto il ’900.

Marco Mariano