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La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia. Questioni preliminari

Silvia Buzzelli, Marco De Paolis, Andrea Speranzoni
Torino, Giappichelli, XI-316 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2012

Il libro affronta alcune delle questioni correlate alla più recente stagione dei processi svoltisi in Italia per crimini di guerra commessi dai tedeschi sulle popolazioni italiane dopo l’8 settembre 1943.
Silvia Buzzelli, docente di procedura penale europea alla Bicocca, nel suo capitolo Giudicare senza necessariamente punire, ripercorre le varie soluzioni per rendere giustizia dopo crimini efferati (modello punitivo, riconciliativo, amnistia), analizzando le obiezioni che già investirono il processo di Norimberga – trattarsi cioè di «giustizia dei vincitori». L’a. rileva come in realtà ben presto gli sconfitti riemersero potenti sul piano politico, a causa della guerra fredda, e furono capaci di affossare il «progetto Norimberga» (p. 23). Sottolinea inoltre il valore di verità degli attuali processi: la sua funzione riparatrice, per le vittime, mette in secondo piano, «fino a divenire marginale, l’aspetto risarcitorio» (p. 53).
De Paolis, pubblico ministero presso il Tribunale militare di Roma e protagonista dell’attuale stagione processuale, nel suo capitolo La punizione dei crimini di guerra in Italia ricostruisce dal punto di vista storico-giuridico le varie fasi processuali: dal dopoguerra al 1994, con pochi processi celebrati; dal 1994 al 2002, con una lenta ripresa dopo il ritrovamento dei fascicoli di indagine illegittimamente archiviati nel 1960 dall’allora procura generale militare; dal 2002 a oggi, con numerosi processi anche per le grandi stragi (Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole, innanzi tutto). Al saggio sono allegate utili schede nominative su tutti i processi celebrati. L’a. sottolinea l’evoluzione del diritto penale in tema di crimini di guerra, anche per gli stimoli offerti alla magistratura dai contributi degli storici che si sono occupati della «guerra ai civili»: rispetto alla cultura giuridica prevalente subito dopo la fine del conflitto, la sua linea è stata quella di ampliare la ricerca dei responsabili a tutti coloro «con un significativo incarico di comando alle operazioni militari che determinarono come effetto finale il massacro di centinaia di persone civili non belligeranti. […] Un principio moderno […] che cancella definitivamente quella odiosa e ipocrita deresponsabilizzazione del militare visto come una specie di automa che deve sempre e soltanto obbedire ciecamente agli ordini del superiore» (pp. 127-128).
Andrea Speranzoni, del foro di Bologna, avvocato di parte civile in alcuni dei processi celebrati, affronta nel suo saggio Problematiche relative alle parti eventuali nei processi italiani per crimini di guerra le questioni poste dalla costituzione di parte civile, e in particolare la richiesta di risarcimenti alla Repubblica federale tedesca (ritenuta inammissibile da una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja del 3 febbraio 2012, che ha ribadito il principio dell’immunità giudiziaria degli Stati). L’a. sottolinea il valore catartico che assumono le testimonianze rese dalle vittime al dibattimento: una «restitutio memoriae» che trasforma il lutto privato in memoria pubblica (p. 195).

Paolo Pezzino