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La grande frattura. Concentrazione della ricchezza e disuguaglianze negli Stati Uniti

Bruno Cartosio
Verona, ombre corte, 102 pp., € 11,00

Anno di pubblicazione: 2013

Stati Uniti, Verona, ombre corte, 102 pp., € 11,00
Il tema della crescita della disuguaglianza si impone per rilievo, sia nella sua declinazione
americana sia globale. Questo libro consente all’a. di dare un impianto complessivo
a diversi suoi precedenti lavori dedicati alle trasformazioni socio-politiche degli Usa dopo
gli anni ’80, concentrandosi sui rapporti tra potere politico e potere economico, sulla
recessione in atto, sull’azione della presidenza Obama e sul ruolo svolto dal movimento
Occupy Wall Street nell’aprire all’opinione pubblica un discorso prima confinato al dibattito
accademico: quello del netto aumento della quota percepita dall’ultimo percentile
sul totale del reddito nazionale (passata dal 9 al 20 per cento in tre decenni). È il potere
crescente di questo 1 per cento il tratto nuovo della disuguaglianza negli Usa (ma non
solo Usa), tratto che costringe a riformulare le domande classiche intorno al funzionamento
della democrazia americana e di ogni democrazia posta di fronte a concentrazioni
di potere economico così marcate, mettendosi alla ricerca del perché le fasce di cittadini
con minor reddito non richiedano politiche redistributive più radicali (fallendo quindi
nel controbilanciare il crescere della disuguaglianza).
Degli Stati Uniti qui si sottolineano: la concentrazione crescente nella proprietà e nel
controllo dei mezzi di informazione, la diminuzione progressiva della partecipazione al
voto e del tasso di rinnovamento degli eletti a fronte dell’aumento senza precedenti degli
investimenti nelle campagne elettorali e della pressione del lobbying, l’accentuarsi delle
prassi delle revolving doors (con il suo corollario di pratiche collusive), nell’ambito di una
sempre più netta polarizzazione del sistema politico oltre che sociale.
Proprio perché tutto ciò ha a che fare con un dibattito acceso e di lungo periodo,
in cui le interpretazioni dei medesimi dati divergono anche radicalmente, chi legge questo
libro vorrebbe trovarvi da un lato maggiore sistematicità, specie nella presentazione
dell’evidenza e della sua lettura, dall’altro minor parzialità nell’approccio all’indagine ed
ecletticità nei materiali di referenza. La sintesi va infatti a scapito del richiamo a intere linee
di indagine e ipotesi di spiegazione alternative sulle determinanti della disuguaglianza
(ne offrono ora un’ampia sinossi il numero monografico dedicato proprio nell’estate 2013
dal «Journal of Economic Perspectives» e l’ultimo saggio di Thomas Piketty).
La sintesi polemica del volume oblitera inoltre qualificazioni di non di poco conto,
come la distinzione tra concentrazione della ricchezza e concentrazione del reddito
(molto più marcata della prima), la relazione fra disuguaglianza e mobilità intergenerazionale
e fra allargamento della disuguaglianza e allargamento della povertà, mancando
di distinguere per aree del paese (il capitolo dedicato alla crisi dell’industria dell’auto in
questo senso è particolarmente povero e non vi è cenno, per esempio, alle ricerche di
Enrico Moretti, il cui saggio sulla nuova geografia del lavoro è stato giudicato uno dei più
influenti dell’anno).
Un libro da leggere quindi, ma che da solo non basta a informare.

Roberta Garruccio