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L’Italia della piccola industria. Dal dopoguerra ad oggi

Valerio Castronovo
Roma-Bari, Laterza, viii-339 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume tratta, con taglio longitudinale, il tema del contributo di piccole imprese
e piccole industrie allo sviluppo economico italiano dal secondo dopoguerra sino ad oggi.
La sua struttura è linearmente cronologica: il primo dei dieci capitoli che lo compongono
copre il periodo che arriva ai primissimi anni ’70, il secondo e il terzo la fase complessa
della crisi degli anni ’70, il quarto gli anni ’80, il quinto e il sesto gli anni ’90, il settimo,
l’ottavo e il nono il primo decennio del nuovo millennio, e l’ultimo della più stretta attualità
(si spinge sino agli interventi del governo guidato da Enrico Letta).
L’a. sviluppa le proprie argomentazioni con uno stile discorsivo, che sconfina a tratti
nella cronaca, una caratteristica enfatizzata dall’assenza di note al testo, forse per evitare
un appesantimento della narrazione, che si mantiene serrata coerentemente all’impostazione
generale del libro.
Il volume, infatti, non è una vera e propria storia della piccola impresa in Italia. Le
fonti su cui si basa – nella stragrande prevalenza secondarie e costituite da rapporti Censis,
atti di convegni, pubblicazioni ufficiali di matrice confindustriale, comunicazioni e discorsi
dei principali esponenti della stessa Confindustria e delle associazioni ad essa collegate
– impongono al testo per loro natura una ben specifica identità. Questa si concretizza
nella «rilettura» delle vicende della piccola industria in Italia a partire dalla prospettiva,
molto peculiare, della Confindustria e delle organizzazioni ad essa organiche, come ad
esempio il Comitato della piccola industria e Assolombarda. La ricerca restituisce un
riassunto essenziale degli elementi salienti del dibattito intorno al tema dell’impresa minore
(così come emerge, appunto, da atti di convegni, delibere assembleari, dibattiti in
sedi pubbliche e private) e sintetizza le posizioni relative al tema dei principali esponenti
dell’associazionismo imprenditoriale (da Costa ad Agnelli, a Guido Carli, a Luigi Lucchini
sino a Giorgio Squinzi, cui si deve la prefazione al volume). Si tratta di una congerie
eterogenea, ma preziosa, di evidenza documentaria su tematiche di politica economica e
industriale intorno al tema della piccola impresa in Italia.
Se il raccogliere sistematicamente tale evidenza è un pregio indiscutibile del libro,
non mancano i limiti intrinseci alle scelte editoriali compiute. Marginali, rispetto al discorso
generale, sono temi di ampio respiro quali i tratti salienti dell’imprenditorialità
minore, il discorso concernente le imprese famigliari e le agglomerazioni territoriali (i
distretti fanno qua e là la loro comparsa, senza tuttavia un’analisi sistematica delle loro
dinamiche costitutive e tratti originari), gli aspetti relativi alla distribuzione territoriale
dell’imprenditorialità stessa e la sua evoluzione nel tempo. Né le conclusioni, sintetiche
e molto generiche, introducono il lettore a più stimolanti riflessioni. Singolare, infine, la
scelta di limitare la bibliografia a una ventina di titoli, ordinati cronologicamente, senza
un qualsiasi riferimento al testo.

Andrea Colli