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Da Porta Nuova a Corso Traiano. Movimento operaio e immigrazione meridionale a Torino. 1955-1969

Michelangela Di Giacomo
Bologna, Bononia University Press, 262 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2013

Cade quest’anno il 50º anniversario della pubblicazione del libro di Goffredo Fofi
sulle migrazioni meridionali a Torino, edito nel 1964 da Feltrinelli dopo un’estenuante
vicenda redazionale che lo aveva congelato in casa Einaudi sin dal 1961 (una vicenda nota
di cui è ora possibile cogliere le sfumature grazie alla pubblicazione delle discussioni del
consiglio editoriale: I verbali del mercoledì. Riunioni editoriali Einaudi 1953-1963, a cura
di Tommaso Munari, Torino, Einaudi, 2013).
Appare quindi particolarmente indicata la pubblicazione di questo lavoro, che ritorna
sui temi indagati da Fofi (autore della breve prefazione). L’analisi è rivolta ai lavoratori
meridionali che approdarono alla Fiat, con l’intenzione di studiare «l’ampliarsi della
partecipazione sindacale, politica e sociale come un prodotto delle trasformazioni nella
composizione della classe operaia» (p. 11), interrogandosi sul punto di vista delle organizzazioni
partitiche e sindacali. Una ricerca «classica», dunque, sia nell’oggetto di studio che
nel taglio, svolta dall’a. attraverso un ponderoso scavo archivistico: sono state indagate le
carte di Pci, Psi e Psiup per i partiti, Cgil, Cisl e Uil per i sindacati, Acli per le associazioni
ricreativo-assistenziali.
L’a. porta così alla luce il progressivo avvicinamento (in termini di analisi e di iniziative)
delle strutture organizzate torinesi con i mondi dei migranti meridionali. Questionari,
volantini, convegni, comizi con esponenti fatti venire dal Sud Italia, feste regionali, corsi
di formazione professionale ad hoc furono alcuni dei tentativi fatti per calibrare le azioni di
propaganda alla figura del lavoratore meridionale, con il rischio di giustificare nei fatti una
sorta di separatismo che avrebbe avallato «lo slittamento verso la percezione dell’immigrato
come gruppo sociale a sé stante» (p. 50). Rischio che sarebbe poi esploso alla fine del decennio,
ma che consentì di mettere a fuoco con chiarezza e affrontare alcuni problemi specifici
legati alla condizione del migrante meridionale, tra cui la residenza anagrafica, la casa e la
(dis)organizzazione urbanistica, le politiche di assunzione della Fiat.
La scansione per capitoli segue l’andamento delle elezioni politiche italiane (1958,
1963 e 1968), manifestando un orientamento verso la storia politica che probabilmente
sarebbe stato soddisfatto con più efficacia attraverso il ritmo delle elezioni amministrative:
non è citata a proposito la partecipazione elettorale del Marp (Movimento per l’autonomia
regionale del Piemonte) nel 1956, primo partito a inserire le migrazioni meridionali
come tema politico identificativo. Convince poco poi la rappresentazione oleografica
dell’«immigrato ideale» (p. 64) che ritorna in più luoghi del volume.
Si tratta tuttavia di un libro ricco e interessante che apre ulteriori piste di riflessione
e analisi: in particolare, come propone l’a. (p. 225), circa l’utilizzo effettivo che i soggetti
migranti fecero delle proposte loro rivolte dalle strutture organizzate, intese come risorse
aggiuntive rispetto a quelle fornite dai networks migratori.

Stefano Gallo