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The Knights Errant of Anarchy. London and the Italian Anarchist Diaspora (1880-1917)

Pietro Di Paola
Liverpool, Liverpool University Press, 244 pp., £ 70,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume nasce dalla rielaborazione di una tesi di dottorato discussa nel 2004 presso
l’Università di Londra ed è stato accolto nella nuova e interessante collana «Studies in Labour
History» della Liverpool University Press. Lo studio indaga le vicende della variegata
comunità di anarchici italiani presente a Londra nei decenni compresi tra gli anni ’80
dell’800 e il primo conflitto mondiale.
Nel primo capitolo l’a. ricostruisce sia il tradizionale ruolo di città di accoglienza
che Londra ha esercitato in epoca contemporanea per molti esuli italiani, sia i «percorsi»,
individuali e collettivi, che sul finire dell’800 portarono molti anarchici nel Regno Unito.
Il secondo, il terzo e il quarto capitolo ricostruiscono le vicende della variegata comunità
libertaria cittadina nel corso dei decenni a cavallo tra ’800 e ’900; l’a. sceglie giustamente
di dare ampio spazio alle tensioni, che sfociarono a volte in episodi anche violenti, tra le
diverse anime della comunità. Figure come quelle di Giovanni Defendi, Errico Malatesta
e Luigi Parmeggiani ricorrono continuamente e sono centrali in questa parte del libro.
Una scelta che non deve sorprendere: negli ultimi anni molti studi hanno dimostrato
come quella biografica sia la strada giusta da percorrere per ricostruire le vicende di un
movimento frammentato come quello libertario. Il sesto e il settimo capitolo ci sembrano
quelli più riusciti. Nel primo l’a. ricostruisce il controllo poliziesco esercitato dalle
autorità italiane sugli esuli e, nello specifico, il sistematico ricorso a infiltrati e «spie».
Nel secondo l’a. si sofferma invece sulla sociabilità e sui numerosi club che videro la luce
in città. Il quadro che ne emerge è quello di un universo sicuramente concentrato sulle
vicende italiane ma anche aperto al confronto con le altre comunità di esuli libertari presenti
in città. Dopo un ultimo capitolo dedicato alle divisioni che il movimento libertario
sperimentò all’indomani dello scoppio della prima guerra mondiale, il libro si chiude
con alcune brevi schede biografiche dei protagonisti delle vicende narrate. Si tratta di
un’appendice fondamentale, soprattutto per quei lettori non necessariamente specialisti
in storia dell’anarchismo.
Lo studio si poggia su un’approfondita e attenta ricognizione delle fonti archivistiche
e sulla capacità dell’a. di utilizzare sia quelle italiane sia quelle inglesi. Ricostruire le
vicende di un movimento frammentato e disomogeneo come quello libertario non è mai
facile, in particolare quando si utilizzano, come in questo caso, molte fonti di polizia.
Infine, il volume ha il merito di inserirsi in un filone di ricerca – la natura transnazionale
dell’anarchismo tra il XIX e il XX secolo – che negli ultimi anni ha visto interessanti
contributi da parte di numerosi ricercatori europei e nordamericani. Un filone dal quale,
purtroppo, la storiografia italiana pare si stia ancora tenendo fuori; in tal senso non sembra
casuale che l’a. viva e lavori ormai da anni nel Regno Unito. Per questi motivi, una
traduzione del testo in italiano è quanto meno auspicabile.

Enrico Acciai