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Giuseppe Mazzini. Un intellettuale europeo

Laura Fournier-Finocchiaro,
Napoli, Liguori, 244 pp., € 18,99

Anno di pubblicazione: 2013

Assunto di partenza, mutuato da Luigi Salvatorelli, di Laura Fournier-Finocchiaro
– maître de conférences in études italiennes a Paris VIII – è che le opere letterarie, in senso
ampio, di Mazzini occupino «una posizione principale nel suo percorso intellettuale» (p.
2), per cui «la distinzione fra scritti letterari e politici non [ha] nel suo caso ragion d’essere
» (p. 227). Ricollegandosi dunque a una consolidata tradizione critica, che annovera,
tra gli altri, nomi come Enrico Nencioni nell’800 o Luigi Russo nel secolo scorso, e che
è stata recentemente rinverdita dalla riscoperta del Mazzini critico d’arte in occasione
della grande mostra Romantici e Macchiaioli curata da Ferdinando Mazzocca nel 2005,
l’autrice ripropone l’importanza della riflessione culturale mazziniana. Una tesi sviluppata
attraverso un’analisi tutta interna alla produzione mazziniana, privilegiando il confronto
diretto con i testi a scapito dell’ampia letteratura critica, nei cui confronti viene effettuata
una selezione sin troppo radicale e non sempre condivisibile, in particolare per quanto
riguarda la bibliografia più recente e meno tradizionale.
Cuore del volume è l’analisi della produzione letteraria e culturale di Mazzini che
occupa un «peso essenziale», «per definire meglio il programma politico e culturale del patriota
» (p. 227). Dalla lettura emergono con chiarezza, anche se non pienamente tematizzati,
due fra i più importanti snodi problematici della riflessione mazziniana sull’identità
nazionale: il rapporto «tradizione-progresso» e quello «nazione-Europa».
Il volume mette bene in luce la complessità del rapporto di Mazzini nei confronti
della tradizione storica, evidenziandone lo scarso interesse per una riflessione sistematica
sul passato letterario, e non solo (p. 78), al contrario di quello che invece faranno pochi
anni dopo De Sanctis o Carducci. L’a. si sofferma poi sulla dialettica tra «europeismo» e
«nazionalismo» nella riflessione mazziniana sull’identità nazionale italiana, mostrandone
le oscillazioni, ma aderendo sostanzialmente alla posizione del patriota ligure, così come
nel caso dell’identificazione tout court tra Europa e «umanità» o delle «tentazioni» colonialiste
dell’ultimo Mazzini.
Le complessità della riflessione mazziniana «precipitano» nel mito della «Terza
Roma», cui l’a. dedica un’ampia disamina, sottolineando la tensione tra la «missione»
europea e universale assegnata alla «Roma del Popolo» e la sua funzione di mito fondativo
della nascente nazione italiana.
Il volume offre dunque un utile contributo alla rivalutazione critica dell’attività culturale
mazziniana, cui avrebbe tuttavia giovato un inquadramento – dichiarato programmaticamente,
ma poi nei fatti solo accennato – «nella storia della cultura risorgimentale»
(p. 227) e più ampiamente nel contesto politico e culturale europeo, in cui il «ruolo di
principale maître à penser dell’Ottocento» (p. 229) di Mazzini e il suo «potere spirituale
importantissimo» (p. 228) appaiono più affermati che dimostrati.

Pietro Finelli