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La diplomazia dei «piccoli passi». L’Ostpolitik vaticana di Mons. Agostino Casaroli

Marco Lavopa
Roma, Ginevra Bentivoglio EditoriA, 557 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2013

Difficile sottrarsi a un giudizio agrodolce sul lavoro di lunga lena dell’a., che ricostruisce
la storia dell’Ostpolitik vaticana. Certamente le 500 e più pagine avrebbero potuto
essere ridotte se l’a. non avesse avuto tendenza, in sostanza, a riprodurre una prolissa tesi
dottorale che verosimilmente presupponeva – per decisione sua e dei suoi tutori istituzionali
– varie e scolastiche digressioni rispetto all’oggetto vero e proprio della ricerca, quasi
che la storia contemporanea della Chiesa cattolica fosse terreno inesplorato. Parimenti
molti passaggi del libro risentono di quelli che l’a. ironicamente definisce i suoi «limiti caratteriali
» (p. 15), palesi sin dalla breve nota introduttiva («L’autore di questo volume non
obbedisce a parole d’ordine ed è contrario ad ogni dogmatismo» p. 13) oppure allorché
manifesta il suo disappunto per l’inaccessibilità degli archivi vaticani dopo il 1939 e delle
carte del cardinale König a Vienna, definendo tali impedimenti alla consultazione come
«sequestri preventivi» (p. 74).
Ma il fatto che il libro sia confezionato in maniera acerba, si direbbe da autodidatta,
non osta al riconoscimento del significativo apporto che reca sul piano documentario,
soprattutto grazie allo scavo condotto sulle carte personali di Agostino Casaroli, conservate
presso l’Archivio di Stato di Parma. Infatti l’a. segue fedelmente l’azione diplomatica
dell’artigiano dell’Ostpolitik vaticana, indagando una per una le situazioni dei vari paesi
del blocco sovietico ai quali Agostino Casaroli s’interessò per quasi un trentennio, dal
1963 al 1989.
L’a. enfatizza gli elementi di novità dell’Ostpolitik, che in effetti costituì all’epoca
una politica sorprendente per molti, data la guerra fredda e la supposta alleanza, ideale
e pratica, tra la Chiesa romana e l’Occidente. In realtà, l’Ostpolitik vaticana potrebbe
anche essere letta come una ripresa in termini aggiornati di una sperimentata tradizione
diplomatica della S. Sede, ossia come la ricerca di intese concordatarie con gli Stati al
fine di garantire la libertà religiosa (o comunque condizioni favorevoli al culto cattolico).
Casaroli, cioè, come un nuovo Consalvi.
In ogni caso l’a., rispettoso della documentazione utilizzata, coglie l’essenziale
dell’Ostpolitik, ossia l’intento di mitigare le difficoltà, le discriminazioni, talora le persecuzioni,
cui i cattolici all’Est erano soggetti, al fine di permettere la sopravvivenza delle
loro comunità di fede, in attesa che il comunismo declinasse oppure modificasse il suo
approccio alla religione. L’Ostpolitik aveva un obiettivo meramente religioso e non politico,
sebbene necessariamente tale obiettivo religioso dovesse essere perseguito con gli
strumenti della politica. L’a. coglie altresì l’importanza del processo di Helsinki in cui la
S. Sede ebbe un ruolo notevole, per volontà di Casaroli e Paolo VI.
Accanto agli studi di Stehle, Riccardi, Wenger, Barberini, questo libro costituisce
in definitiva un accettabile contributo, non tanto a livello interpretativo, ma analitico e
documentario.

Roberto Morozzo della Rocca