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Tina Merlin. Una testimone del Novecento tra cronaca ed emancipazione

Anna Minazzato
Roma, Aracne, 192 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2013

Nell’anno del cinquantesimo anniversario del Vajont, che vede una rivitalizzazione
degli studi su Tina Merlin, l’a. sceglie un punto di vista particolare: la figura stessa della
politica e giornalista come chiave interpretativa dell’emancipazione femminile nel contesto
veneto.
Più che nella ricostruzione storica, non supportata da un solido impianto storiografico,
la scrittura risulta convincente laddove utilizza fonti inedite, rintracciando negli
scritti di Merlin (in particolare gli articoli per «L’Unità», di cui riporta in appendice
l’elenco) l’interesse per il protagonismo delle donne, sullo sfondo degli eventi che hanno
inciso profondamente la storia della montagna bellunese e dell’Italia. Ne risulta un percorso
personale e collettivo, in cui si intrecciano vita e opera, che fa luce sulla condizione
femminile e le sue trasformazioni nell’arco di trent’anni: dalla Resistenza, all’emigrazione
(tema caro alla giornalista, lei stessa bambina emigrante), al lavoro, alle mobilitazioni
dell’Udi per la parità, la pensione alle casalinghe e alle contadine, alla pace.
Il metodo di Merlin è quello dell’inchiesta, raccoglie testimonianze, fornisce dati,
senza rinunciare al giudizio politico e alla proposta: lo sviluppo dell’economia montana
rispettoso dell’ambiente e delle popolazioni. Nella scrittura – rileva l’a. – Merlin «trova
sfogo al suo desiderio di cambiamento sociale e alla sua ribellione […] ma anche un mezzo
per dare voce alle altre donne, sfruttate, discriminate» (p. 38). Le donne sono soggettochiave
del cambiamento. Che uso hanno fatto del diritto di voto?, si chiede la giornalista,
spronandole alla partecipazione alla vita pubblica. Ritiene, in linea col Pci, che uomini
e donne debbano lottare insieme, ma è anche convinta che la loro emancipazione vada
sostenuta, cosa che non sempre il Partito ha fatto. Le donne, invece, hanno dimostrato di
sapersi organizzare, come dopo il disastro del Vajont, quando vanno a Roma a incontrare i
ministri, mentre a Erto si riuniscono in assemblea per chiedere giustizia. Il Vajont, evento
che proietta Merlin sul piano internazionale, viene analizzato dall’a. per metterne in risalto
lo sguardo fuori dal coro, l’aver scelto di essere la portavoce degli ertani, e per rilevare
come essa stessa, donna e comunista, sia oggetto di discredito da parte delle grandi testate
giornalistiche che si sono prestate a sostenere i poteri politico-economici presentando la
catastrofe come calamità naturale.
Negli anni ’60 e ’70 mutano scenario e protagoniste: giovani studentesse e operaie
partecipano agli scioperi, prendono coscienza, modificano la propria mentalità sulla famiglia
e sul costume: cambiamenti che porteranno alle battaglie per il divorzio e l’aborto,
alla conquista di diritti civili e sociali. Sono gli anni del movimento femminista, di cui la
Merlin non condivide metodi (separatismo) e contenuti (l’accento sul privato), ma che
difende da attacchi anche da sinistra, convinta che la spinta che viene dal movimento
cambi la politica e le istituzioni

Maria Teresa Sega