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Un ponte lungo quattro secoli. Il rapporto antico e speciale tra Italia e Angola

Giuseppe Mistretta
Roma, Gangemi, 110 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il libro ripercorre la storia dei rapporti fra Italia e Angola dai primi anni del XVII
secolo ad oggi. Attraverso una narrazione appassionata, l’a., diplomatico e ambasciatore
italiano in Angola, indaga le ragioni di un’amicizia tanto «antica» quanto «atipica». Il
volume parte da una convinzione, quella dell’unicità di un rapporto fra due paesi geograficamente
molto distanti; obiettivo diventa quindi quello di raccogliere testimonianze ed
esperienze che confermino questa ipotesi.
Ripercorrendo le undici parti che compongono il libro, il lettore potrebbe stupirsi
del fatto che il capitolo più lungo sia dedicato alla «grande epopea dei Cappuccini in Angola
». In effetti, fino alla fine dell’800 la presenza italiana in Angola è soprattutto dovuta
ai missionari. Poco più tardi farà capolino la politica delle cancellerie, con l’arbitrato di
Vittorio Emanuele III per la definizione del confine fra Angola e Rhodesia del Nord e con
i tentativi, falliti, di ritagliare per l’Italia nuovi spazi di influenza. Si torna quindi a seguire
il filo della presenza missionaria italiana: quella Missio Nova che, avviata poco dopo la fine
della seconda guerra mondiale, perdura ancora oggi.
Gli interrogativi sulla peculiarità del rapporto più recente fra Italia e Angola, in
particolare sulle ragioni per le quali l’Italia fu, nel 1976, il primo paese occidentale a riconoscere
il nuovo governo di Agostinho Neto, trovano risposta nella ricostruzione efficace
della trama di relazioni personali, fra gruppi, movimenti, partiti, in Italia e in Angola, che
si dipana fra gli anni ’60 e gli ’80.
La ricostruzione minuziosa della vicenda, poco nota, di un gruppo di esuli napoletani
deportati in Angola durante la Restaurazione borbonica (pp. 41-48), pur nei limiti di
numeri esigui, restituisce una storia di intrecci destinati a lasciare una traccia duratura.
Efficace la parte dedicata agli anni di guerra (prima di liberazione e poi civile) perché
la voce di Mistretta coglie e restituisce con originalità la dimensione culturale e civile,
oltre che politica, dei legami fra personalità e movimenti che si svilupparono fra gli anni
’60 e ’70. Proprio lo spessore civile di quella stagione conduce l’a. a guardare al recente
passato con un certo rimpianto, a fronte di un presente che, pur nel potenziale aperto
dallo straordinario sviluppo economico angolano degli ultimi anni, sembra privo di quel
singolare e potente slancio ideale.
Di slancio non solo ideale si parla con riferimento alle attività di cooperazione avviate,
in particolare, negli anni ’80 e ’90. Una stagione che Mistretta ricostruisce con
l’occhio dell’esperto: al giudizio lusinghiero su quanto di buono si è saputo costruire si
accompagnano osservazioni critiche sugli errori compiuti e sulla mancanza, oggi, di una
visione strategica dei rapporti fra i due paesi.
Il libro offre uno sguardo originale, miscelando la passione per la storia alla competenza
del diplomatico. Il risultato è un testo volutamente non accademico, che spazia con agilità
su un lungo arco temporale, restituendo memoria e colore a vicende solo in parte note.

Maria Stella Rognoni