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Quota Zero. Messina dopo il terremoto: la ricostruzione infinita

Pietro Saitta
Roma, Donzelli, X-246 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2013

A dispetto del sottotitolo, Quota zero di Pietro Saitta non è una storia del terremoto
di Messina. Quota Zero è un libro sugli operai edili a Messina, sul Mezzogiorno e la contemporaneità,
e sulle categorie storico-sociali attraverso cui leggere la condizione dell’uno
e dell’altra. L’a., ricercatore di sociologia presso l’Università di Messina e con un percorso
internazionale alle spalle, si riferisce ad esso come in parte «inchiesta sociale» (p. 112) ma
anche come lavoro di «sociologia storica» (p. 104), senza mai nasconderne le preminenti
ambizioni teoriche. Nei primi due capitoli infatti, Saitta si misura con alcuni autori dei
subaltern studies e dei post-colonial studies, offre una lettura critica della storia del Mezzogiorno
post-unitario e traccia, sulla base di fonti secondarie, un quadro sociale della città
di Messina dopo il terremoto. Nel corso dell’ultimo più lungo capitolo, l’analisi storicoteorica
cede il passo all’inchiesta tra gli edili messinesi.
Quota zero, come apprendiamo dalle parole di uno degli intervistati, è il livello del
suolo nelle costruzioni. L’espressione ha tuttavia un chiaro valore metaforico. «Quota
zero» sarebbe infatti la condizione sociale ed economica di Messina, in cui persistono
immutate strutture e relazioni di potere affermatesi all’indomani del terremoto del 1908,
e in cui una parte della popolazione vive nelle medesime condizioni di segregazione imposte
da una precoce e anticipatrice «economia del disastro» (p. 57) più di cent’anni fa. A
un livello più generale, poi, «quota zero» rappresenterebbe la condizione del Sud d’Italia,
uno «spazio subalterno» (capitolo 1), la cui costruzione prese il via con l’Unità e la cui
riproduzione continua sino ad oggi, rendendo più adatte alla sua analisi le categorie del
pensiero post-coloniale che quelle dell’«asfittico discorso sviluppista europeo» (p. 217).
Messina e la sua «quota zero», così, servono a Saitta da punto prospettico per abbracciare
un panorama più ampio, che consiste in ultima analisi in una critica dell’«ordine neoliberista
» (p. 3).
Alcuni argomenti sono più efficaci di altri. Lo è certamente la rivendicazione di
centralità analitica dei cosiddetti «spazi periferici» e l’invito a prendere sul serio la messa
in discussione di modernità, spazio e tempo storico promossa degli studi post-coloniali.
Lo è anche l’insistenza sull’importanza dell’edilizia e la connessione analitica tra strutture
sociali, rapporti di potere e forme del materiale. Di contro, si ha l’impressione che l’a.
forzi le complesse stratificazioni storiche e geografiche del Sud Italia entro strette categorie
interpretative, o che insista eccessivamente su uniformità (tra composizione sociale rurale
e urbana ad esempio) e continuità delle strutture. Le bellissime interviste del lungo terzo
capitolo, a ogni modo, restituiscono un’immagine vivace, drammaticamente interessante
e lontana dagli schemi della condizione operaia e della marginalità economica e sociale
oggi, al Sud e non solo. Nel complesso, Quota Zero è un libro provocatorio, forse disomogeneo,
certamente meritevole di attenzione.

Giacomo Parrinello