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«Basta con la Dc!». Il mondo cattolico di fronte ai processi di modernizzazione della società italiana (1958-1968)

Tommaso Cioncolini
Firenze, Polistampa, VII-229 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2014

Il lavoro di Cioncolini ha un titolo significativo e ha come oggetto il dissenso cattolico,
un tema la cui complessità giustifica nuovi studi, nonostante sia stato già analizzato.
Questa ricerca è una sorta di guida che aiuta a comprendere il decennio 1958-1968, con
un focus particolare sui rapporti tra le alte gerarchie ecclesiastiche e una cultura che scopriva
altri modi di esserci per i cristiani, senza dimenticare lo scenario nazionale e internazionale
in rapida quanto incerta trasformazione.
Il primo capitolo è dedicato agli ultimi anni del pontificato di Pacelli, il cui disegno
politico (l’opposizione a un accordo con i socialisti, che avevano da poco riscoperto l’autonomismo)
rimase immodificato. I successivi capitoli analizzano il contesto economico,
sociale e culturale del boom economico, l’impatto che esso ebbe – in termini di elaborazioni
critiche – sul partito democristiano, sulle gerarchie ecclesiastiche e sull’ecclesia. In particolare
sui giovani, anch’essi inseriti e coinvolti, non senza traumi, nei processi economici
e di costruzione della democrazia, grazie anche all’aumentato livello di scolarizzazione e,
quindi, di consapevolezza del proprio ruolo.
L’a. indaga i riflessi che i cambiamenti economici, la guerra fredda e le aspettative
suscitate dall’American way of life ebbero nel dibattito tra «conservatori» e «progressisti»
all’interno delle gerarchie ecclesiastiche, in alcune figure di cattolici non «ortodossi» come
Giorgio La Pira, Corrado Corghi e Lidia Menapace, in laboratori culturali come il circolo
Maritain di Rimini e le Acli durante la segreteria di Livio Labor.
Il merito di questo lavoro consiste nella notevole opera di ricerca, svolta in numerosi
archivi pubblici e privati, e nella capacità di districare i nodi di una narrazione complessa e
affatto lineare. L’a. ridefinisce con meticolosità la trama precisa delle strategie messe in atto
da «conservatori» e «progressisti» che, pur condividendo preoccupazioni simili sulla tenuta
dei valori cattolici di fronte alla secolarizzazione, elaborarono soluzioni opposte.
«Non deve essere proprio la politica a saldare il passato col futuro, le generazioni
di ieri con quelle di domani?» (p. XII), domandava La Pira a mons. Loris Capovilla. L’a.
si pone la stessa domanda, ma la risposta è difficile perché il lavoro di decodificazione e
interpretazione dello storico, come dimostra questa ricerca, deve fare i conti con la politicizzazione
che operò a tutti i livelli, nascondendo o mistificando le differenti letture della
realtà che furono elaborate dall’intellighenzia cattolica. Tuttavia, sostiene l’a., lo spontaneismo
proprio di una parte dell’associazionismo cattolico non fu privo di contraddizioni
e di valutazioni semplicistiche, che rallentarono il processo di laicizzazione delle strutture
politiche e sociali italiane. Altra fu la ricerca appassionata del punto di equilibrio tra fede e
politica avviata, per esempio, proprio da Menapace, Corghi e Labor, personalità di rilievo
che meriterebbero di essere ulteriormente indagate e valorizzate.

Maria Chiara Mattesini