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La strage dimenticata. Meina settembre 1943: Il primo eccidio di ebrei in Italia. Atti del convegno ?Non c’è futuro senza memoria? (Novara, 18 novembre 2001) – 2003

Aa.Vv.
Novara, Interlinea, pp. 85, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2003

Nel tragico panorama della Shoah in Italia, pochi episodi colpiscono per la loro drammaticità, come quello delle stragi antiebraiche perpetrate tra la metà del settembre e la metà dell’ottobre 1943 sul Lago Maggiore ad opera della divisone corazzata SS Leibstandarte Adolf Hitler. Tuttavia, a parte il lavoro pionieristico di Marco Nozza Hotel Meina, per lungo tempo poca attenzione è stata riservata a questi tragici episodi. Questa lacuna viene ad essere colmata (almeno parzialmente) da questo piccolo ma agile volume, articolato in una pluralità di sezioni.
L’Introduzione, frutto della penna di Roberto Morozzo della Rocca, offre un panorama complessivo di quelle che erano le condizioni dell’Ebraismo italiano nel periodo 1938-43, nonché del dramma peculiare, vissuto da quello specifico nucleo di villeggianti ebrei, che trovatisi sulle sponde del Lago Maggiore, in cerca di tranquillità e rifugio, vi trovarono invece la più atroce delle sorti.
La relazione di Giuseppe Laras (rabbino capo della Comunità ebraica di Milano) ci offre la testimonianza di un ragazzo ebreo costretto a fuggire di casa in casa nei terribili venti mesi della RSI, condizione questa paurosamente simile a quella di centinaia di ragazzi (comprese le vittime delle stragi sul Lago Maggiore), che purtroppo persero la vita.
Claudia De Benedetti, attraverso il suo articolato ma agile contributo sulla persecuzione degli ebrei in Piemonte, aiuta a far comprendere con efficacia il dramma di questa piccola ma significativa componente della compagine nazionale italiana che, da un giorno all’altro, si trovò esclusa da ogni diritto: compreso quello alla vita.
Mauro Begozzi analizza nella sua relazione il panorama degli studi sulle stragi perpetrate sul Lago Maggiore, rendendo così il quadro vivido di una realtà tragica che sia pur sembrando, a prima vista, dolorosamente lontana nel tempo è invece ancora ben viva nel ricordo e nella memoria di un’intera comunità.
Il resoconto di Becky Behar, figlia del proprietario dell’Hotel Meina e testimone oculare delle stragi (era amica di alcuni dei ragazzi barbaramente trucidati sul lago), immerge il lettore nel cupo e nebuloso clima dell’autunno 1943. I ricordi della Behar sono integrati da pagine del diario che la stessa, all’epoca giovane ragazza, scrisse in Svizzera tra il 1944 e il 1946.
Complessivamente, quindi, possiamo considerare questo volume come un piccolo ma importante tassello, utile alla costruzione di un monumento alla memoria di quei tragici fatti, che non sia attivo una tantum ma che agisca sempre in maniera viva ed operante. Studi che aiutino a inserire la Shoah nella peculiarità delle realtà regionali indicano probabilmente una nuova e interessante prospettiva di ricerca da seguire a questo riguardo.

Massimo Longo Adorno