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Lineamenti di storia dell’amministrazione italiana (1861-2002) – 2003

Aa.Vv.
Roma, Carocci, pp. 229, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2003

Quattro autori ? Stefano Sepe, Laura Mazzone, Ignazio Portelli, Giovanni Vetritto ? per quattro capitoli (più uno introduttivo ed uno conclusivo) con una medesima struttura quadripartita (a studiare in successione l’amministrazione centrale, le ?altre amministrazioni?, il rapporto centro-periferia, la burocrazia). A partire da un’architettura così ambiziosa, il volume, che vuole colmare la lacuna rappresentata dall’assenza sul mercato di un’agile profilo storico dell’amministrazione italiana, al cospetto delle 592 pagine dell’indispensabile Storia dell’amministrazione italiana di Guido Melis (Bologna, Il Mulino, 1996), finisce col restare avviluppato nella propria struttura, tanto più che la suddivisione del lavoro non è orizzontale, ma verticale, con inevitabile gioco di sovrapposizioni che portano inevitabilmente ad una certa frammentazione.
Le preoccupazioni didattiche ed espositive hanno spinto a fare precedere al corpo di ognuno dei quattro capitoli una breve introduzione ?di inquadramento storico generale?, non priva di taluni refusi ed errori. Ma non è questo il punto. Proprio sulla periodizzazione infatti gli autori rivendicano una scelta originale, quella cioè di non seguire la ?periodizzazione della storia politico sociale [?] nella convinzione che la storia amministrativa sia dotata di una sua peculiare specificità? (p. 11). Non persuadono tuttavia le motivazioni (ridotte in sostanza a formule impressionistiche) per cui il secondo capitolo è dedicato al periodo dall’Unità alla fine dell’Ottocento, in quanto Età del centralismo, il terzo abbraccia il periodo dall’inizio del Novecento agli anni Trenta, come Integrazione tra società e istituzioni, il quarto dagli anni Trenta agli anni Settanta come Compenetrazione tra istituzioni e società, il quinto dagli anni Settanta all’inizio degli anni Novanta, come Frammentazione ordinamentale e organizzativa dell’amministrazione.
Articolare le classiche questioni della ?continuità dello Stato? e della storia dell’amministrazione come storia ?di lungo periodo? senza costruire gabbie all’atto pratico discutibili, cosicché ad esempio le vicende del fascismo sono scisse per essere da una parte accostate all’età giolittiana, dall’altra al centrosinistra di Moro, avrebbe meglio fatto risaltare la mole di nozioni e considerazioni che pure il volume contiene.
Ove lo schematico esprit de géometrie è finalmente messo da parte, cioè nell’ultimo capitolo, dedicato alle riforme in atto (con il titolo: Una quinta fase?) gli autori (in questo caso Sepe e Vetritto) danno il meglio di sé, fornendo utili informazioni e spunti di riflessione.

Francesco Bonini