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Ada e le altre. Donne cattoliche tra fascismo e democrazia

Elisabetta Salvini
Milano, FrancoAngeli, 277 pp., € 34,00

Anno di pubblicazione: 2013

Tratto dalla tesi di dottorato discussa presso l’Università di Parma, il volume racconta il percorso biografico di Ada Alessandrini, figura complessa, poliedrica, colta, nata a Terni ma romana d’adozione. Laureata in lettere, nella capitale fu prima professoressa nelle scuole superiori e poi bibliotecaria, ricercatrice ed archivista presso la Biblioteca apostolica vaticana, il Cnr e in ultimo presso l’Accademia nazionale dei Lincei. Le vicende biografiche di Alessandrini sono per grandi versi simili a quelle di molte giovani donne di formazione cattolica che hanno vissuto e condiviso con la professoressa diverse esperienze, prima fra tutte la formazione a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 del ’900 negli ambienti dell’Azione Cattolica (cap. I). Alcuni studi già in passato hanno magistralmente ricostruito le origini di questa biografia collettiva; ricordo in particolare quelli di Cecilia Dau Novelli e Paola Gaiotti de Biase, con cui Salvini dialoga abbondantemente e arricchisce alla luce della nuova documentazione rintracciata nell’archivio dell’Unione Femminile Cattolica Italiana – in particolare della Gioventù Femminile di Azione Cattolica – conservata presso l’Istituto Paolo VI di Roma.
Fondamentali per la biografia di Alessandrini sono state, invece, le carte del suo archivio personale versate presso l’Istituto Basso di Roma. In particolare, grazie ai Diari degli anni di guerra, Salvini ricostruisce le posizioni antifasciste, l’opzione tra l’insegnamento e l’attività clandestina, la commiserazione per i soldati, i racconti dei bombardamenti, le posizioni relative alle persecuzioni razziali e il conforto trovato nella fede cristiana (cap. II). La dimensione «collettiva» del libro ritorna ancora in due momenti: l’esperienza resistenziale femminile (cap. III) – stretta fra le categorie storiografiche del maternage, da un lato, e della libertà e della soggettività femminili, dall’altro – e il difficile ingresso delle donne sul palcoscenico della politica attraverso il riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo e la conseguente responsabilità che ne derivava (cap. V). È qui però che il percorso di Ada Alessandrini si differenzia da quello di gran parte delle donne cattoliche che nel dopoguerra aderirono in massa alla Democrazia cristiana. Questo percorso accomuna Ada e le altre solo fino al 1947 quando la giovane insegnante abbandonò la militanza attiva nel partito di De Gasperi per aderire al Fronte Democratico (cap. IV). Come ben mette in rilievo il libro, quella di Alessandrini fu una scelta tanto sofferta quanto convinta e ragionata che la porterà a essere scomunicata dal Sant’Uffizio. Ma se per Alessandrini aderire al Fronte «equivaleva al superamento degli egoismi» attraverso il sacrificio di «qualcosa di caro e tradizionale» (p. 225), la scomunica fu il prezzo maggiore da lei pagato.
Salvini, nel testo, antepone l’articolo determinativo a tutti i cognomi femminili. Chissà che cosa avrebbe pensato in merito Alessandrini? Chissà se si sarebbe lasciata appassionare dalle discussioni sollevate in merito dalle raccomandazioni di Alma Sabatini «Per un uso non sessista della lingua italiana»?

Domenica La Banca