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Milano e la Rai, un incontro mancato? Luci e ombre di una capitale in transizione (1945-1977) – 2002

Ada Ferrari
Milano, Franco Angeli, pp. 276, euro 22,50

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume di Ada Ferrari ricostruisce accuratamente le complesse vicende, sia storiche che politiche, del centro di produzione RAI di Milano dal 1945 al 1977. La televisione italiana nasce a Torino ma rapidamente si trasferisce a Milano dove Sergio Pugliese, illuminato direttore dei programmi, organizza un palinsesto che ha nello sceneggiato e nel teatro i suoi punti di forza. Con queste premesse la sede RAI di Milano produce, nell’arco di tempo preso in esame, trasmissioni simbolo dei vari generi televisivi: romanzi sceneggiati come I Promessi Sposi, che rappresenta uno dei punti più alti della cultura della produzione televisiva, ed anche quiz come Lascia o raddoppia? e Rischiatutto o programmi sportivi come La Domenica Sportiva. Milano è anche un laboratorio di cervelli. Negli anni della ?paleotelevisione?, grazie all’opera di Filiberto Guala e Pier Emilio Gennarini, vengono promosse le ?mitiche selezioni corsare?, corsi di formazione per autori e dirigenti televisivi rivolti a giovani intellettuali pieni di energie che diventeranno protagonisti dell’industria culturale italiana come Umberto Eco, Gianni Vattimo, Gianfranco Bettetini, Fabiano Fabiani e Furio Colombo. Negli anni Sessanta, lentamente, qualcosa cambia per il centro di produzione milanese: l’ideazione e la produzione dei più importanti programmi culturali e di intrattenimento della televisione si spostano a Roma. Perché la sperimentazione iniziale si ferma, lasciando emergere le forze romanocentriche? Sono gli anni dell’instancabile lavoro di Ettore Bernabei che propone un modello organizzativo di gestione accentrata dell’azienda che gli consente di fare della RAI un qualcosa che non era mai stato prima, un’industria culturale in senso pieno, ma soprattutto un crocevia di giovani intellettuali emergenti. Grazie al suo potere, Bernabei tenta la via della sperimentazione. Nuovi ruoli e grandi budget per trasmissioni originali, affidate talvolta anche a professionisti non ancora affermati. Le scelte, in alcuni casi, sono ardite. Alla direzione del secondo canale, ad esempio, fa nominare un intelligente innovatore come Angelo Romanò, un ?geniale incendiario? del centro di produzione di Milano, amico di un artista come Pier Paolo Pasolini. Questa ottima scelta non è solo ispirata ?all’ossequio verso un talento indubbio come Pasolini ma anche al sicuro ruolo di ?ammortizzatore’ lungo il versante di sinistra che il personaggio avrebbe verosimilmente garantito? (p. 26). Questo periodo, decisivo per la storia della televisione viene analizzato dettagliatamente da Ada Ferrari, che sulla scorta di un suo precedente volume sull’argomento (Milano Città della Radiotelevisione 1945-1958, Milano, Franco Angeli, 2000) continua il suo studio minuzioso sulla storia della RAI milanese, inserendosi nell’illuminato filone di studi storici sull’industria culturale italiana.

Antonio Catolfi