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Agostino Giovagnoli – Il caso Moro. Una tragedia repubblicana – 2005

Agostino Giovagnoli
Bologna, il Mulino, pp. 382, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il sottotitolo (Una tragedia repubblicana) definisce forse meglio del titolo (Il caso Moro) taglio e contenuti di questo importante lavoro. Il caso in sé e per sé, con i suoi risvolti umani e giudiziari, ne rappresenta più che altro lo sfondo e il punto di partenza, essendo la ricostruzione centrata principalmente sugli aspetti politici della vicenda: il vario atteggiarsi e i comportamenti non sempre rettilinei delle principali forze in campo di fronte a un evento tanto più traumatico quanto meno previsto (la formula della ?tragedia annunciata? è in questo caso del tutto fuorviante); l’intreccio col delicato passaggio che la politica italiana stava allora vivendo, nel momento di sancire l’ingresso a pieno titolo del PCI nella maggioranza; infine l’impatto sugli equilibri di un sistema politico già in evidente difficoltà. Il libro potrà deludere gli amanti degli intrecci politico-giudiziari, peraltro anche troppo indagati nei quasi trent’anni trascorsi dalla morte del leader DC. Ma ha il merito di sottrarre il caso agli scenari dietrologici più o meno fantasiosi e di ricondurlo nella sfera della storia politica.
L’analisi di Giovagnoli si fonda su uno spoglio minuto e sistematico di fonti edite e inedite (fra queste ultime risultano fondamentali i verbali delle riunioni dei partiti maggiori), di testimonianze coeve e posteriori (e qui forse non avrebbe guastato, nell’apparato critico, una più chiara distinzione fra i due livelli). Ne emergono articolazioni e sfumature non sempre riconducibili alla canonica contrapposizione fra ?partito della fermezza? e ?partito della trattativa?. Il discorso vale soprattutto per la DC, la cui posizione in tema di possibili mediazioni appare assai più sofferta e meno tetragona di quanto non dica l’immagine corrente, e al tempo stesso preoccupata di non compromettere la già precaria coesione della maggioranza. Risalta, per contrasto, la determinazione del PCI, per il quale l’esperienza della solidarietà nazionale rappresenta lo snodo decisivo di un processo di legittimazione, ma anche di una reale mutazione interna in ordine al rapporto con lo Stato e con i suoi apparati. Si conferma la contraddittorietà della posizione del PSI, caratterizzata da un intreccio inestricabile fra sincere istanze umanitarie e preoccupazioni di ordine tattico. Il tutto nella probabile assenza di reali margini di mediazione, vista la distanza, che Giovagnoli a ragione giudica incolmabile, fra le richieste politiche dei rapitori e le contropartite decentemente utilizzabili dalle istituzioni.
Acute ed equilibrate le conclusioni sugli effetti di lungo periodo. Uccidendo Moro ? perché non vi è dubbio sul fatto che furono loro a ucciderlo ? le BR misero in crisi una cultura sin allora troppo indulgente nei confronti della violenza, accelerarono la marcia di avvicinamento del PCI alle istituzioni, evidenziarono le difficoltà del sistema politico e al tempo stesso ne procrastinarono la crisi: l’esatto contrario di ciò che si proponevano di ottenere.

Giovanni Sabbatucci