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Alberto Ferraboschi – Borghesia e potere civico a Reggio Emilia nella seconda metà dell’Ottocento (1859-1889) – 2003

Alberto Ferraboschi
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 308, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume pone al centro della propria attenzione un periodo della storia di Reggio Emilia ? il primo trentennio postunitario ? relativamente poco battuto dalla storiografia, che anche in tempi recenti si è concentrata soprattutto sul momento giacobino e sulla Resistenza. L’autore ritiene invece che il tornante dell’Unificazione abbia rappresentato uno snodo decisivo nel processo di modernizzazione della comunità locale, che si articolò nella progressiva affermazione di una nuova società di tipo post-cetuale, nella ridefinizione dei rapporti centro-periferia con la prima creazione di una gerarchia urbana su base nazionale, nel passaggio dall’egemonia di un notabilato locale di orientamento moderato e ministeriale a quella di un nuovo ceto politico di matrice democratica e socialista. Questa si concretizzò proprio con le elezioni amministrative del 1889 e con quelle politiche del 1890, che costituiscono il termine ad quem della ricerca.
Nel tentativo di indagare l’iter di gestazione della borghesia reggiana postunitaria, Ferraboschi sceglie quale oggetto privilegiato della propria analisi la rappresentanza amministrativa, intesa non solo come elemento costitutivo del sistema politico locale ma anche come espressione significativa dell’ordine interno della comunità. Offre quindi una foto di gruppo dei consiglieri comunali di Reggio Emilia dal 1861 al 1889, abbinando ? con dichiarate ?ambizioni modellizzanti? (p. 16) ? l’analisi prosopografica a rilevazioni di tipo statistico-quantitativo. Sempre attento a far dialogare la dimensione locale con quella nazionale e pienamente consapevole delle acquisizioni più recenti della storiografia sulle borghesie e sulle loro forme di aggregazione politica e sociale, egli illustra nei capitoli centrali del libro la morfologia dei principali gruppi di interesse presenti nel Consiglio comunale e le varie tipologie della socialità borghese, sia di tipo istituzionale che di natura più informale. In un contesto socioeconomico che fino alle soglie del XX secolo conserva una fisionomia essenzialmente agraria, sono oggetto pertanto di specifica attenzione i possidenti, i professionisti, l’influente comunità ebraica e il vecchio ceto nobiliare, destinati col tempo ?ad agglutinarsi in un unico soggetto borghese? (p. 275), da cui restò inizialmente esclusa l’esigua élite legata alle attività commerciali e industriali. Fra le forme di socialità analizzate il volume ha il pregio ? almeno agli occhi di chi scrive ? di prendere in considerazione anche quella massonica, individuata come ?luogo di aggregazione politica di opposizione delle élites civili, capace di forgiare nuclei di personale politico in antagonismo con il potere costituito? (p. 177).
La ricerca, ben condotta e basata su un ampio ventaglio di fonti archivistiche e a stampa, si conclude con un interessante capitolo dedicato alla formazione del ?modello reggiano?, nel quale si analizza il ruolo che in questo processo hanno avuto la costruzione di una rete ferroviaria su scala provinciale, la diffusione dello sperimentalismo positivista e dell’innovazione tecnologica favorita dalla nascita di un dinamico istituto di istruzione tecnica, l’orgogliosa difesa dell’identità municipale.

Fulvio Conti