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Aldo A. Mola – Giolitti. Lo statista della nuova Italia – 2003

Aldo A. Mola
Milano, Mondadori, pp. 547, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2003

A più di un trentennio dalla pubblicazione del Giolitti di Nino Valeri (Torino, Utet, 1971), ancora oggi la sola biografia complessiva dello statista di Dronero redatta con rigorosi criteri di scientificità, questo volume di Mola si presenta come una necessaria rilettura aggiornata della vicenda biografica giolittiana dopo tanti anni di acceso dibattito storiografico e alla luce di nuova documentazione archivistica.
Proponendosi il difficile compito di fornire al contempo un’opera scientifica e una biografia divulgativa a larga diffusione, l’autore si cimenta in un’accurata ricostruzione dell’intero arco biografico dello statista di Dronero, centrando l’attenzione tanto sugli aspetti più propriamente politici e istituzionali, quanto su quelli domestici e familiari. Sul primo versante (quello politico) Mola ci presenta un’immagine estremamente positiva di Giolitti, cercando, tra l’altro, di cogliere alcuni passaggi delle vicende giolittiane rapportabili alla cronaca odierna; riguardo al secondo aspetto (quello familiare), l’autore fornisce numerose quanto ricche pagine, servendosi di una notevole mole di materiale inedito proveniente da fondi privati di recente accessibilità.
Nell’impossibilità di dar conto dell’intero sviluppo dell’opera, è bene accennare alle due questioni alle quali Mola dedica maggiore spazio e attenzione: il ruolo di Giolitti nella vicenda dello scandalo della Banca Romana e le responsabilità della classe politica liberale di fronte all’avvento del fascismo.
Si può notare come, su entrambi questi nodi storiografici, l’autore si distacchi dai giudizi maggiormente consolidati: sulla prima questione, infatti, egli assolve Giolitti da ogni coinvolgimento nello scandalo, contestando quindi, in buona sostanza, l’interpretazione di Manacorda (il quale ha visto Giolitti responsabile tanto personalmente, quanto come esponente di primo piano di una classe politica ?obbligata? a ricercare, in tempo di elezioni, i finanziamenti necessari a ?gestire? la competizione elettorale) che si può indicare come generalmente accettata dalla comunità scientifica.
Riguardo alle cause dell’avvento del fascismo, poi, Mola imputa tutta la responsabilità dell’arrendevolezza delle istituzioni liberali di fronte al fascismo alla debolezza e alla impreparazione di Luigi Facta (colpevole di ?inettitudine?, ?malizia? e addirittura ?depistaggio? – p. 29 – nei confronti del re e di Giolitti), distaccandosi, dunque, da un giudizio sostanzialmente accettato dalla comunità scientifica (si pensi, ad esempio, alle opere di Veneruso e di Vivarelli o al profilo che del politico di Pinerolo ha tracciato Franco Livorsi) che vede la cedevolezza di Facta da coniugarsi a precise responsabilità di Giolitti e del sovrano.
È auspicabile, in conclusione, che (anche in virtù delle citate interpretazioni ?in controtendenza’) il volume di Mola possa servire da stimolo per una rinnovata discussione sui passaggi più controversi della vicenda giolittiana che in molti casi coincidono con i nodi più dibattuti della storia politica italiana.

Paolo Carusi